Il sentiero per raggiungere il fiume è stretto e non sempre accessibile.

Il fiume che è stato l’humus di questo territorio è oggi poco visibile e sicuramente non percorribile. Una volta era anche attraversabile, naturalmente non quando era in piena!

Un detto popolare recita:” Il fiume affitta ma non vende”. La vita del fiume era infatti molto meno prevedibile di quanto non lo sia ora. Le inondazioni erano possibili e i terreni venivano inondati e le case a volte minacciate.

Ma le fiumane portavano anche tanti materiali e la povera gente si legava pericolosamente a delle funi per prendere al volo tronchi, rami  e persino animali che portavano a casa.

Mano a mano che si cammina lungo il sentiero gli alberi, che mutano aspetto nel corso delle stagioni, lasciamo il posto a piante che tradiscono la presenza dell’acqua.

La varietà di alberi è davvero straordinaria. E’ importante osservare le differenti forme di tronchi e foglie e la varietà di tinte di verde; riconoscere gli alberi più antichi da quelli che l’uomo ha inserito più recentemente.

I guado del fiume Foglia ha sempre costituito un problema da affrontare per gli abitanti del territorio. Quando il fiume era troppo gonfio d’acqua per permettere il guado un traghettatore portava la gente con una piccola imbarcazione da una parte all’altra della sponda.

Già in un bolla emanata nel 1402 il vescovo Angelo affermava la necessità di costruire un ponte e cocesse un’indulgenza a chiunque avesse contribuito alla sua edificazione. I contributi furono molti!

Ma nel 1443 il ponte già non vi era evidentemente più se le truppe impegnate nella battaglia di Monteluro dovettero guadare il fiume.

Per quattro secoli Montelabbate rimase senza una struttura per l’attraversamento.

L’arena compone la sua sponda: lo stesso materiale che ha permesso di costruire tante case e la stessa a cui è dedicata una piccola cappella non lontano da qui. Tante le attività di costruzione sviluppatesi nel territorio.

Una volta i renaioli facevano proprio il lavoro di setacciare i materiali trasportati dalla corrente, una volta che questa si ritirava, per ricavarne la sabbia.

Poco distante, ormai poco visibile tra capannoni e abitazioni, la cappella della Madonna dell’Arena rimanda a questo elemento fondamentale della vita del fiume.