Pesaro riconosce i segni precisi, colorati e simmetrici delle superfici scultoree di Sguanci perché  sono presenti in  diversi punti della città. Sono incisi con precisione geometrica  e con una scelta coloristica  rigorosa, ma si stagliano come segnali amichevoli, indicazioni di luoghi accoglienti, invitanti. 

La porta aperta sul mare ricorda quella di una città fortificata che, siccome è sempre aperta, si appresta evidentemente ad accogliere qualcuno anche se inatteso. La forza del legno massiccio, dei pali che servono a sostenere la porta non sembrano voler difendere  ma accogliere e proteggere. 

Anche la ricerca di Sguanci si dirige verso l’espressività dei materiali, rinunciando alla figurazione. Lo sviluppo delle sue sculture attraverso una modulazione di elementi geometrici rimanda in modo immediato ad un processo di sviluppo autonomo del materiale, come se le forme ripetute con rigore e cura minutissime creassero la superficie sviluppandosi dall’interno, dalla loro crescita. Le sue sculture collocate in vari punti della città sono come delle piante, degli organismi vivi, se pure fatti di geometrie e misure rigidissime. Il colore sottolinea l’aspetto vitale e quasi “organico” delle sculture.

La scultura di Sguanci appartiene a quella produzione entusiasta e piena di energia “politica” degli anni ’70 di cui si è parlato  e lui stesso è stato un attivo promotore di cultura e arte contemporanea, poiché oltre che artista è stato direttore del Centro Arti Visive Pescheria e attivo promotore culturale.