Pontevecchio è un luogo magico. Le colline e il fiume nella valle. Un’alternanza, un ritmo, che in queste terre si ripetono costanti. Il fiume Foglia è il protagonista. E la NINFA  è dove scorre l’acqua. C’è un  vecchio ponte, caduto con le mine della guerra sulla Linea Gotica; ora il rudere del ponte è una suggestiva ROVINA. E c’è  un vecchio mulino ora diventato Museo della civiltà contadina.

Ogni cosa presente è la memoria di qualcosa che è stato, ma restituisce tutta la grazia di quei luoghi e di degli oggetti. 

Il paesaggio, fuori da ogni gentile compostezza, è imbarbarito, aspro, scosceso, fitto di alberi fronzuti e recessi.

Il contrasto è pieno di bellezza.

Il Mulino del Pontevecchio è un antico opificio del XVI sec. Costruito su committente del Duca Guidobaldo II Della Rovere. Nel 1647 esso venne acquistato dai Conti Paciotti di Montefabbri che lo tennero fino al 1744. Nel 1916 il mulino divenne di proprietà della Ridolfini e Carboni di Pesaro per istallarvi gli apparecchi per la produzione di corrente  elettrica. Nel 1922 la ditta diede vita alla Società Industrie Elettriche Pesaresi (SIEP) e, per sopperire alla mancanza di acqua durante  l’estate, attrezzarono il mulino con un motore diesel. Si succedono altre ditte con le stesse apparecchiature. E oggi il museo trasmette valori culturali ed estetici perduti.