25 - Teatro Rossini, Pesaro - Ninfe
In una estate pesantemente piovosa, devastata dalla carenza di raccoltI e dalla diffusione del tifo petecchiale, il letterato pesarese Giulio Perticari tiene un discorso pieno di impeto nel consiglio comunale del 6 marzo 1816: vuole convincere che, pur in un periodo di così grave crisi, sia necessario ampliare e ammodernare il teatro della città, per apportare nuove occasioni di lavoro alle varie maestranze, ma soprattutto come simbolo di una città che voleva diventare più moderna, più vicina ai nuovi ideali culturali: Il teatro avrebbe portato quest’arte non più solo nei circoli aristocratici e nelle ville (come accadeva alla famiglia Perticari con Costanza Monti e il loro circolo di amici) ma a tutti. La cultura diventava motore della spinta alla ripresa economica e contribuiva al processo di democrazia moderna.
Giulio e sua moglie si divertono a progettare, consultare artisti, scegliere; per il sipario del teatro l’attenzione cade su Angelo Monticelli.
Scrive Cinelli che “il prof. Angelo Monticelli milanese, per interposizione del Perticari ch’eragli amico, fece l’attuale bellissimo sipario.” Fu dipinto a Milano e appena terminato “fu esposto per qualche tempo al pubblico e tutta la Milano artistica correva ad ammirarlo”. Anche Perticari è entusiasta e così ne scrive a Monti: “è a buon termine col suo telone. Ha fatto cosa assai bella. Tutto il paese corre a vederlo; v’è stato anche il Governatore, e tutti concorrono nel parere che sia pittura bellissima. Io non mi arrogo di essere giudice di queste cose; ma per vero s’io non sapessi il pennello, l’avrei tenuto lavoro di Appiani; tanta è la grazia delle figure: e peccato che debba servire ad un uso così pericoloso e distruttivo del colorito, continuamente in mezzo al fumo e alla polvere d’un teatro’’.
NINFE E NON MUSE: il Sipario e la Fonte
Il soggetto del sipario pesarese è insolito: la Fonte di Ippocrene dell’Elicona. A Milano il Parnaso e a Pesaro il monte Elicona. A Milano le Muse e a Pesaro le Ninfe. A Milano Apollo con le Arti e le Scienze, a Pesaro i poeti che si nutrono con l’acqua dell’ispirazione poetica. A Pesaro niente Dei e Muse, ma NINFE che operano porgendo l’acqua e quindi trasmettendo il valore della poesia ai poeti. Un’ azione concreta delle Ninfe che diventa concreta nelle mani dei poeti: nel suonare la lira, nel fare della poesia un’ azione civile.
E infatti, a destra, al di là delle rocce si vede la città, la polis. Atene luminosa, ordinatamente classica, presente e non lacerto di una antica civiltà. Quindi in questo dipinto il mito non è astrazione. L’acqua passa dalla natura alla città e la rende splendida. O meglio ancora la poesia passa alla città e la rende splendida. Il tutto attraverso azioni concrete. Attraverso il gesto di dare e ricevere.
Quella Atene, così trasfigurata dalla luce, è il sogno grecizzante della grandezza culturale a cui aspira la piccola Atene della Marche. Dietro quella sembianza luminosa c’è Pesaro. L’Antico è sogno di grandezza culturale, misura di un gusto, neoclassica aspirazione ad un ordine civile che poi si trasferirà a tanta architettura (rassegna di edifici: Pescheria, Chiesa di Santa Maria del Porto, )
Ma c’è concretamente perché quella veduta esiste veramente, fuori di Pesaro, sotto il Monte Ardizio.
Potete approfondire l'argomento su due walscape: A un tiro di Schioppo e Pesaro ai tempi di Rossini.