Il palazzo Oliveri venne costruito nel 1749 per desiderio di  uno degli studiosi più brillanti del 1700, Annibale degli Abbati Olivieri (citato nella tappa n. 6), affinchè un luogo particolarmente bello potesse accogliere la sua rara collezione.  Chiamò a realizzarlo un grande artista dell’epoca,  Giannandrea Lazzarini (che abbiamo nominato nella tappa n.1) affinchè  le decorazioni fossero anche ricche di simboli e di significati, raffinati frutti della loro enorme cultura e soprattutto del gusto del tempo.

 Infatti in quell’epoca per essere considerati dei bravi artisti era necessario conoscere bene la pittura classica del passato e saper dipingere inserendo elementi ripresi dall’antichità e mostrandoli come fossero scene reali. 

 Lazzarini si fece aiutare dai suoi allievi nel dipingere due sale che ancora oggi sono come un enorme libro aperto che racconta la storia della città di Pesaro: una è la Galleria degli uomini e donne illustri di Pesaro, l’altra è la Sala dei Marmi, in cui ci sono dei dipinti sulle pareti (affreschi) che raffigurano la Fondazione della città di Pesaro pagana e cristiana. 

In questi dipinti c’è una specie di racconto: Pesaro era stata fondata da genti pagane (che credevano in tanti dei) ma l’arrivo del cristianesimo ha portato a distruggere gli oggetti dei loro culti per avvicinarsi alla religione cristiana ed è così nata Pesaro.

Era stato proprio Olivieri a dire che Pesaro aveva un lucus (un bosco) sacro molto antico dove era molto probabile che i primi coloni pesaresi praticassero culti pagani. La sua convinzione nasceva dalla scoperta di reperti archeologici in  un terreno di sua proprietà: pietre incise, piccole sculture di terracotta simili ad ex voto, monete. Olivieri scrisse allora che c’era un Lucus sacer, un bosco sacro, o Lucus Pisaurensis  (di Pesaro) nel monte sopra Santa Veneranda (oggi viene chiamato Sotto le Selve). Presso i Romani un lucus era un bosco consacrato alle divinità, dove a queste si offrivano sacrifici e doni per favorirne l’intervento o ringraziarle di un beneficio ricevuto. Con l’avvento del Cristianesimo, i boschi sacri furono lentamente abbandonati o distrutti.

E’ possibile riconoscere il luogo dipinto negli affreschi nel terreno di una villa che oggi è un bed&breakfast e se siete curiosi potete andare a leggere cosa abbiamo scritto e vedere le foto in una tappa di un altro percorso

I reperti e i testi dell’Olivieri che parlano del Lucus sono tutti conservati nella Biblioteca Oliveriana, spostata poi nel palazzo Almerici, ma ne abbiamo già parlato nella tappa 06).