08 - l’Idolino e le domus romane
Nel 1530 venne ritrovata nel centro di Pesaro una statua fatta a pezzi ma fu subito chiaro a tutti che si trattava di una scoperta importante. Si scoprì che era solo una copia e che l’originale era finita a Firenze nel 1630, donata da Francesco Maria II Della Rovere a sua nipote Vittoria Della Rovere che andava in sposa al cugino Ferdinando II de' Medici.
Ma il modello di statua venne riconosciuto come un esempio che aveva ispirato tanti altri artisti nel corso del 1500 e che veniva chiamato “Idolino”. In pratica era un portalampade durante i banchetti e infatti è un fanciullo nudo a tutto tondo che nella mano sinistra reggeva un tralcio di vite, di cui resta un frammento, destinato a sorreggere le lucerne; nella destra forse teneva un vassoio pure destinato alla stessa funzione.
Alta 146 centimetri, è una finissima copia romana della prima età augustea, forse di un originale greco.
La statua-copia così venne restaurata ed ora è nella biblioteca Oliveriana.
Gli abitanti della zona dove è stato ritrovato però si sono voluti far fare una ulteriore copia e l’ hanno collocata nel cortile del loro palazzo, dove possiamo ammirarla anche noi per ricordarci che a Pesaro le case romane, le Domus, dovevano essere ricche e piene di oggetti e abbellimenti, anche se oggi possiamo soltanto immaginarle.
Le decorazioni erano una parte importante della cultura dei Romani, per esempio i mosaici.
Oggi a Pesaro possiamo vederli nei resti delle Domus oppure trovare dei frammenti in luoghi insospettabili, come all’interno del palazzo della Provincia oppure dentro l’osteria La Guercia.