04 - Ancor il fuoco nel “paternal mio nido”
Una casupola un pò diroccata è il laboratorio del signor Gianni Palma, una delle persone più anziane del paese, una vera e propria memoria storica del luogo. La sua famiglia gestiva il negozio di alimentari - emporio con un forno dove gli abitanti del borgo portavano a cuocere il pane. Il forno è incassato sotto le mura del castello ed è rimasto lì a testimonianza di un funzione passata.
La costruzione era un tempo la sua casa, ma ha dovuto abbandonarla molto giovane, quando le bombe della seconda guerra mondiale l’ hanno incendiata. Lui ricorda di averla visto da Coldelce, dove era sfollato con la famiglia, andare a fuoco insieme ad altre del paese.
La scena, tristissima, ricorda quella vissuta da Giovanni Santi, il padre di Raffaello, nel lontano 1446 In seguito al sacco di Sigismondo Malatesta e descritta dall’artista nel La Cronaca rimata (La vita e le gesta di Federico di Montefeltro duca d’Urbino), scritta nel 1492 in occasione delle nozze del duca Guidobaldo ed Elisabetta Gonzaga in onore del padre dello sposo, il duca Federico da Montefeltro: “la fortuna divorò el paternal mio nido, dove destructa ogni nostra substantia lungo sarebbe a dire...”.
Le case che il padre del Santi, il nonno di Raffaello, aveva sia fuori che dentro le mura vennero vendute e la famiglia decise che Urbino offriva maggiore sicurezza. Gli storici oggi tendono ad interpretare la scelta di spostarsi più come una occasione di nuovi e più proficui investimenti che la fuga da un tragico evento. Con la vendita delle case di Colbordolo venne acquistata la casa della Confraternita di Santa Maria della Misericordia a Urbino, la casa natale di Raffaello, dove era stata costituita una bottega di doratori. La formazione di Giovanni Santi come doratore però si allarga alla pittura, alla scrittura, in un contesto culturalmente vivace quale quello di Federico da Montefeltro, dove numerosi pittori da altre città erano invitati a costituire un cenacolo di cultura d’eccellenza: Giovanni Santi ospitò Piero della Francesca.
La famiglia del Santi mantenne sempre rapporti con Colbordolo, per esempio continuarono a gestire la casa-fondaco della confraternita di Santa Maria della Misericordia dove venivano conservati generi alimentari e non solo, e l’artista mantenne sempre il ricordo della casa natale e sicuramente del paesaggio interiorizzato da bambino e poi reso con la maestria dello scenografo nei suoi dipinti.