L’incastellamento di Colbordolo è un processo lento, che trova il suo culmine nel corso del 1400. Inizialmente le mura  nascono un po’ per contenimento, un po’  per difesa, ma non tanto per difendersi da un nemico preciso, quanto invece come frutto di una iniziativa congiunta di enti monastici e aristocrazie locali, per far fronte alla mancanza di autorità pubblica reale.

 In realtà, come in tutte le Marche, i castelli nascono solo verso l’XI-XII secolo, ma il fatto di trovarsi al confine del territorio urbinate e trovandosi per questo nel mezzo di contese tra Montefeltro e Malatesta, spinge  Colbordolo a svilupparsi come “castrum”: viene riconosciuta come tale a metà del 1300.

Nel 1337 è documentata l’avvenuta conclusione del processo di incastellamento. 

Nel corso del 1400 però le mura assumono un particolare valore sociale. Il clima di pericolo è aumentato e c’è bisogno di un capitano a cui affidare pieni poteri perché  riesca a proteggere la sua comunità Tra il 1459 e il 1486 Colbordolo ottiene da Urbino la concessione di alcuni statuti. In questi statuti larga parte è dedicata proprio alla gestione delle mura. 

La presenza dell’uomo sembra destinata a prevalere sulla vulnerabilità della natura, ma la relazione tra uomo e natura si mantiene in forte equilibrio.

Si raccomanda all’uomo di ronda di camminare ungo i camminamenti e stare alla porta con le armi; che i muri castellani fossero mantenuti dalla comunità e che chi li danneggiava doveva provvedere a sistemarle; che nessun colbordolese potesse affittare una casa a qualcuno che non fosse del castello o del borgo senza il permesso del capitano; nessuno poteva tener fuori animali se non legati e non si potevano lavare i panni nelle fonti di acqua da bere; che tutti erano tenuti a tener pulite le fosse granaie e che nessuno potesse tenere materiali ingombranti come legname, pietre, letame “et altre brutture”; che ogni lavoro che prevedesse una modifica delle mura, come delle scale, dovesse essere concordata col capitano; ad ognuno veniva assegnata una parte del fossato e doveva impegnarsi a tenerla pulita, ma soprattutto sgombra di capanni, animali che impedissero una repentina azione difensiva. 

Un lungo elenco di doveri che mantenevano un legame tra architettura e natura non solo funzionale, ma anche connotato da grande decoro.