La porta detta nuova, perché aperta successivamente alla costruzione delle mura, rompe il ritmo delle torri lungo le mura ovest e  offre uno sguardo pieno di meraviglia sul territorio romagnolo. Il mare appare davvero vicino, come è negli acquerelli seicenteschi di Mingucci, e come doveva essere sembrato alla visione imprenditoriale di Delio Bischi negli anni ’50 del ‘900 e oggi ai ristoratori che hanno aperto la loro attività in zona.

Le piante ostruiscono la vista, ma non doveva essere così quando Romolo Liverani l’ha disegnata. La zona era molto più brulla e al posto degli alberi, che sono stati piantati nel dopoguerra, c’erano cespugli di more, preziosi per le famiglie che allevavano bachi da seta. Numerosi documenti riportano l’attenzione sulla necessità di regolamentare con editti propri e non dipendenti da Pesaro la vendita dei terreni vicini alle mura a privati. La popolazione è fortemente contraria a questa pratica che si diffonde soprattutto per incentivare le entrate del borgo, perché vengono a mancare fonti di sostegno importanti per le famiglie, come i rovi di more per la coltivazione del baco da seta, la raccolta di legna, oltre alla preoccupazione che quei terreni fossero rovinati con gravi conseguenze sulla tenuta delle mura.

In questa direzione, oltre alla Romagna, sopravvive Fanano, oggi una frazione di Gradara, una comunità rurale che si dice sia stata famosa per la lavorazione dei cesti.