Ordine, controllo, ma anche bellezza e cura, in un contesto che intendeva portare miglioramento della vita attraverso anche la formazione e l’istruzione: l’architettura che più di tutto racconta queste caratteristiche già riscontrate negli edifici scolastici raggiunge il suo apice in un luogo di cura, l’ospedale San Benedetto. 

Qui l’istruzione e la formazione si presentano sotto un duplice aspetto: quello di alfabetizzazione e quello che Roberto Vecchiarelli definisce interventi di “terapia d’ambiente”, cioè un più generale miglioramento delle condizioni di permanenza. Nell’ultimo periodo dell’istituto, inoltre, furono attivi laboratori di confezione di materassi e di tessitura, organizzato come un vero e proprio lavoro che  metteva in collegamento l’interno di un luogo di sofferenza con l’esterno. 

Ma una fase di grande cambiamento ebbe inizio con la direzione di Cesare Lombroso, nel 1872. Nella Relazione Statistica Sanitaria dell'Ospizio di S. Benedetto, a firma del Direttore Medico Cesare Lombroso, troviamo le proposte di miglioramento della struttura. In pochi mesi a Pesaro, con un attivismo fuori del comune, riescì a portare a termine una serie di iniziative per migliorare lo stabilimento sotto il profilo igienico-sanitario.

Poi con lo stile del 'trattamento morale' o della 'terapia d' ambiente' tentò di creare un ambiente di vita migliore per i ricoverati: creò una scuola di alfabetizzazione per le donne (tenuta da una delle pazienti), una scuola di disegno per gli uomini (sempre tenuta da uno dei pazienti, poi dal Dott. Luigi Frigerio), organizzò conferenze, conduceva alla domenica gli alienati a villeggiare, introdusse 'giochi ginnastici', affidò agli alienati la cura di animali esotici. Tanto è vero che nel San Benedetto, oltre alla distribuzione del giornale manicomiale venne istituita una scuola, un corso per imparare a leggere e scrivere e una ricca biblioteca: fornita di romanzi e di una bibliografia che comprendeva tutti i campi disciplinari.

Dal reparto femminile non sono pervenuti molti scritti. Senz'altro, molte delle internate saranno state analfabete, altre ancora saranno state occupate in qualche lavoretto che le ha distolte dalla carta e dalla penna.

Tuttavia abbiamo una ricoverata che per qualche tempo si è occupata di insegnare a scrivere e leggere alla sue compagne e alle infermiere. Ecco cosa scrive:

Pensieri di una ricoverata
"Nella infelice situazione in cui mi trovo sento vieppiù il dolore di essere quasi dimenticata dalle persone a me più care ed alle quali sono legata con vincoli di sangue. - Se fossi sollevata e compatita da esse col favorirmi di frequenti visite sarei compensata della privazione di libertà e d’altre cose; la rassegnazione verrebbe in mio soccorso e la vita trascorrerebbe abbastanza bene nel luogo di ritiro ove io vivo. 

Qui, se non godo della libertà e delle altre soddisfazioni, che senza dubbio non mancherebbero nella mia casa, sono abbastanza compensata però da una dolce tranquillità. Forse mi si presterà poca fede, stanteché sto fra persone continuamente agitate oppure malinconiche, per tutte vi è però una propria divisione. Un gran sollievo poi trovo nella lettura, e non meno caro mi riesce l’occuparmi in lavori di merletti, di fiori ecc. senza dire poi che i Superiori m’hanno altamente onorata reputandomi capace di potere istruire le ricoverate e le infermiere; lavoro assai gradito e che a rendermelo meno pesante si presta di buon animo l’ottima signora A.B., colla quale pure occupo qualche ora del giorno in lavori dilettevoli, non trascurando in pari tempo i doveri di religione tanto necessari per tutti, in particolare per noi povere infelici. 

La situazione del nostro locale è magnifico, ricreandoci lo sguardo una bellissima veduta di mare sulla cui superficie ondeggiante galleggiano graziosamente innumerevoli barchette da pesca; da un altro lato si offrono alla vista collinette di vario aspetto, adorne di amene ville; in una parola godiamo di un’aria eccellente e salutare. Per nostro divertimento inoltre i Superiori introdussero varie specie d’animali, uccelletti variopinti, piccioni; pavoni ecc., a noi poi fu fatto dono di tre graziosissime cagnoline che ci tengono compagnia. Facciamo infine frequenti e lunghe passeggiate a piedi ed in carrozza, che ci sarebbero anche più gradite se ci recassimo in qualche villa per passarvi l’intera giornata come in passato, [...]B.L.M. n.255 (1872)


Negli ultimi anni del manicomio l’attività di osmosi con l’esterno è stata favorita e incentivata. Si aprirono anche dei laboratori di lavoro, tra cui uno di produzione di materassi, destinati alla commercializzazione. Lavoro e cultura hanno segnato la vita di un luogo di alienazione trasformandolo in un luogo di cura. Il prodotto più importante sicuramente il centenario Diario del San Benedetto, completamente realizzato con contributi dei ricoverati.