I valori civili si fanno moderni

Che si arrivi dall’alto, seguendo il crinale del monte Ardizio, o che si arrivi dall’entroterra, da Novilara, Pesaro si offre allo sguardo di chi arriva procurando meraviglia, adagiata tra le colline e il mare, protetta da eventi troppo bruschi. Dante non la cita ma nell’ottica del walkscape, cioè di chi propone di leggere il paesaggio attuale per trovare tracce di possibili riflessioni sulle trasformazioni nel tempo, allora Pesaro offre una lettura tutta contemporanea della  visione morale di Dante. 

Ci sono due luoghi che vanno citati e che non sono presenti nella Commedia.

Il primo è un palazzo. Oggi palazzo Leonardi, vicino all’arco della Ginevra in pieno centro storico , ma un tempo palazzo dei Malatesta: Giovanni Malatesta che aveva sposato Francesca da Polenta di Rimini è stato per cinque volte podestà di Pesaro e vi visse fino alla morte nel 1304. Da qui l’ipotesi avanzata, a danno di Gradara, che il più famoso assassinio per gelosia della storia, quello in cui Francesca e il suo amante Paolo vengono scoperti e uccisi da Giangiotto (così chiamato per il suo aspetto fisico) sia avvenuto qui e non passando attraverso la botola nella rocca di Gradara. 

Magari deve averci anche riflettuto Riccardo Zandonai quando fu direttore del conservatorio di Pesaro (dal 1940 al 1944)  e passeggiava per la città, visto che tra i suoi lavori c’era proprio una messa in scena della Francesca da Rimini tratta da Gabriele Dannunzio. 

Il secondo luogo che vogliamo citare vede Dante ritratto in una tomba. Si  tratta  della tomba di Giulio Perticari dentro la bellissima chiesa di san Giovanni. Alla sua morte prematura, i parenti collocarono il suo corpo all’interno della chiesa dove giacevano i personaggi più illustri e la lapide sotto la sua tomba è un pezzo scultoreo di grande valore simbolico. Giulio Perticari è incoronato poeta ed è Dante a consacrare questo importante riconoscimento. Dante, che aveva incarnato con il volgare l’ideale di una unità linguistica del grande territorio che ancora non si chiamava Italia, riconosce l’alto valore civile delle azioni di Giulio Perticari, che, oltre ad occuparsi di studi sulla lingua e la poesia, contribuisce con suo fratello Gordiano e accompagnato da sua moglie Costanza Monti alla diffusione della cultura nella città e all’ampliamento della sua fruizione da parte di un pubblico più ampio: da ricordare, su tutti, la realizzazione del nuovo teatro per la città in anni di profonda crisi economica.

Con questa tomba si sottolinea l’insegnamento del valore civile dell’opera di Dante Alighieri e della attualità del suo pensiero che avrebbe portato da lì a poco i suoi risvolti risorgimentali. 

Dante aleggia sopra Pesaro molto più che su altre città, perché è qui presente il suo spirito di impegno civile e culturale.