La chiesa di Coldazzo è stata legata alla devozione di santa Puplizia, la santa che curava i malati e in particolare alla quale si chiedeva di “liberare i bambini dai vermi”. Oggi le sue spoglie sono conservate nella chiesa di Colbordolo. 

La piccola chiesa dedicata a san Lorenzo diacono e martire versa oggi in condizioni davvero precarie, ma è stato un centro vitale di storie, spirituali e non solo.  Fino agli anni ‘30/’40 dipendeva dalla pieve di Montefabbri e solo in seguito alla espansione edilizia nel fondovalle e al conseguente abbandono delle colline nel 1958 venne affermata la contitolarità con la chiesa convento di Morciola, che aveva una popolazione di gran lunga più numerosa.

Prima che ciò accadesse e che il degrado avanzasse, a Coldazzo è arrivata la Madonna del giro, con tutto l’apparato di festa della comunità, con la banda e la cerimonia. È grande festa quando in una comunità arriva l’effigie della Madonna chiamata Madonna del giro che ogni anno viene portata in una chiesa diversa per avvicinarla alla devozione dei fedeli. Quello de "la Madonna del giro" è un rito molto antico, nato negli inizi del 1400 a Silvano un borgo vicino Fermignano. Il quadro di Viviani rappresenta la Madonna della misericordia che accoglie il clero ed i fedeli in preghiera sotto il suo manto. Per l’occasione si prepara la processione, gli addobbi e una festa; immancabile la presenza della banda locale.

Finchè è stata legata alla parrocchiale di Montefabbri la parrocchia di Coldazzo godeva dei ricchi poderi ad essa annessi che portavano un abbondante ricavato ai proprietari o  a chi li conduceva.

E qui si lega la storia che tutti conoscono ma che si racconta ancora oggi solo a voce con un po’ di pudore  e che proviamo a trascrivere con l’aiuto di Nazzareno Massa.

Uno dei parroci di Coldazzo, Don Felice Cini era molto ricco e si vociferava che avesse molti soldi in casa. Gli anziani ricordavano di vederlo spesso curvo sui campi di grano mietuti con il cappellaccio in testa a raccogliere le spighe (a “spigare”) o altre erbe mangerebbe per una cena frugale. Un anno, aveva venduto ancora più grano e aveva ancora più soldi in casa. Quattro scriteriati giovinastri di Coldazzo decisero di fare il colpo. In piena notte penetrarono in casa del parroco cercando di non far rumore, ma lui aveva orecchie fini e, sentendo qualcosa, si alzò, vide i quattro manigoldi con il denaro già in mano e li affrontò. Uno di loro però, vistosi riconosciuto, lo colpì con il calcio della pistola in testa e gli fracassò il capo. Rimase paralizzato per metà corpo per tutta la vita tanto che dovette trovare un servitore di nome Primo che lo accompagnasse quasi ovunque in casa e fuori e anche durante la messa; lo aiutava a salire e scendere dal calesse portandolo in giro per i poderi che ancora gestiva. 

Sul finale di questa storia ci sono però due diverse versioni. 

Secondo la prima versione i quattro furono processati e condannati ma il parroco  li perdonò e rimasero in carcere solo pochi mesi, ritornando liberi nel paese. Don Felice morì a 93 anni, quindi si può dire che la botta in testa gli aveva fatto bene!

Secondo una altra versione, il parroco maledì i due manigoldi per lo stato in cui lo avevano ridotto facendo sì che eguale sorte ricaddesse non su di  loro ma, peggio, sul figlio di uno di due, un bambino che nacque nato con gravi malformazioni che gli resero difficile la vita.

Coldazzo è ricca di storie dove magia, spiriti e miracoli si mescolano confusamente. Sono molte le storie di spiriti e spiritelli: come il caso della casa di “x” che ha avuto bisogno dell’intervento dell’esorcista per scacciare il diavolo; oppure quello dello spiritello sulla botte e ancora quello del miracolo della Madonna dei sodi, di cui si parlerà nella tappa 7.