La casa dove vive la famiglia Marzi ha un soprannome che si perde nel tempo e quindi è ormai difficile da spiegare: 500. Forse il riferimento è ad un gioco con i bottoni e i centesimi; ma altrettanto difficile sapere perché i soprannomi di alcuni membri della famiglia siano “il gatto” e “il topo”.   Sono stati da sempre agricoltori, sono stati i primi ad utilizzare i mezzi meccanici e le foto di famiglie che sono qui pubblicate ci raccontano di uno standard di vita che evidentemente non era così diffuso. La loro casa ha le tipiche  grotte, dove forse si conservavano vino o olio, oggi non più utilizzate ma rese visibili da pavimentazioni trasparenti. Sulle botti che si tenevano in cantina fioccano le leggende, come quella del lumicino che continuava a spegnersi mentre un uomo cercava di prendere un po’ di vino non suo, finchè non ha visto comparire in un lampo intermittente di luce uno spiritello seduto sopra la botte e, spaventandosi, ha rinunciato al furtarello.

Immancabile chiacchera di paese il lamento per la visita ricevuta da “el sparvengle”che prima o poi capitava a tutti: un essere non identificato poteva arrivare nella notte mentre si dormiva e si appoggiava con il suo peso sopra il petto, impedendo di respirare. Una sensazione fastidiosa che interrompeva il sonno e faceva paura. Un altro spiritello viveva tra le case e disturbava la vita delle persone. Ma questo non solo a Coldazzo!

Ai momenti di lavoro e di festa, di condivisione e di legame al territorio si aggiunge purtroppo una vicenda dolorosissima, riportata anche da Carlo Pagnini raccontata da Giuseppe Scherpiani. La storia racconta che  nell’agosto del 1947 la famiglia Marzi dopo la trebbiatura del grano, avendo ottenuto un ottimo raccolto, decide di concedersi un po’ di vacanza e di andare al mare il giorno di ferragosto, prendono una barca con un barcaiolo che decide di portarli al largo nonostante le condizioni metereologiche avverse. Morirono annegati in otto, con un unico superstite. Gente che non viveva mai il mare e che voleva vivere una esperienza gratificante e nuova lontana dai luoghi nei quali sapeva muovermi con destrezza.

Dalla casa dei Marzi si vede molto bene la chiesetta di Riceci, ormai inaccessibile e qui si lega un'altra leggenda pieno di fascino. La zona di Riceci è bellissima proprio per la particolarità di essere brulla, ma il fatto di essere priva di alberi, siepi o altra vegetazione rendeva difficile attraversarla in caso di nebbia fitta perché non si avevano punti  di riferimento. Tempo fa la nebbia era molto fitta d’inverno e una volta un abitante di Coldazzo che tornava a piedi (come facevano tutti) si trovò in difficoltà perché non riusciva più ad orientarsi e a ritrovare la strada di casa, rischiando di vagare tutta la notte al freddo. Si racconta che ad aiutarlo apparve la Madonna, che tenendo alto un lumicino, lo guidò fino casa, salvandogli la vita. Da allora si erge su Riceci un punto di pellegrinaggio e devozione alla Madonna dei sodi, e i sodi sono le zolle del terreno. L’ultima domenica di maggio si tiene la processione da Coldazzo a Riceci.