• A Un Tiro Di Schioppo

    C’è una zona della città di Pesaro dove, “ a un tiro di schioppo” , che in questo caso vuol dire nello spazio percorso da una palla di cannone, è possibile raccogliere  tracce che raccontano come Pesaro si sia modificata dopo la seconda metà dell’800. L’area  della città che da Rocca Costanza si allunga fino al monte Ardizio gira le spalle al centro storico e  non presenta edifici e chiese di grande valore artistico, ma mostra lo sviluppo della modernità, così come allora veniva concepita. Pesaro cambiò  profondamente  quando decise di abbattere le antiche mura e distruggere le porte, pensando ad uno sviluppo urbanistico, demografico ed economico che ancora oggi continua a crescere anche in quella  direzione. Pesaro smise di essere la piccola città chiusa tra le mura e il mare e conquistò la campagna.  

    Dagli scontri risorgimentali alla costruzione delle  villette della prima borghesia industriale, dai monumenti del fascio ai pozzetti dell’acquedotto romano, Roberto Vecchiarelli ha individuato curiosità e tracce importanti, raccolto documenti foto e disegni che raccontano un percorso che si può racchiudere in  “un tiro di schioppo” - una espressione che nel gergo locale serve ad indicare una distanza non troppo ampia, quella coperta da un proiettile sparato da un piccolo fucile, lo “schioppo” - ma una camminata densa di racconti che riconnettono luoghi oggi tra loro frammentati. 

    Consigliamo di seguire le tappe su almaloci.com perché in questo walkscape i documenti pubblicati sono numerosi,  interessanti e curiosi. 

    Concept: Roberto Vecchiarelli

    Walkscape: Antonella Micaletti

    Coordinamento / Digitale: Settimio Perlini

    Puoi seguire il walkscape con la versione Podcast a partire da questo link.



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  • Passi di Terra Cotta

    La tradizione ceramica a Urbania è antica e famosa in tutto il mondo. Camminando e osservando con attenzione si possono scoprire angoli, elementi, tracce della sua presenza nella  piccola cittadina che mantiene questa tradizione molto viva, sapendola anche rinnovare. Camminare per osservare, copiare, fotografare, disegnare e prelevare la ceramica a Urbania. Che è dappertutto: la ceramica d’arte e la ceramica d’uso. Tutto racconta di oggetti e luoghi in cui c’è della terra cotta.

    Il progetto Passi cotti parte dalla scuola elementare di Urbania : le classi quinta A e quinta B e la maestra Maria Grazia Cenciarini

    Organizzazione  comune di Urbania – Assessorato Alla cultura e al Turismo. 

    In collaborazione con la Biblioteca e il museo di Storia dell’Agricoltura e Artigianato. Un particolare ringraziamento ad Orazio Bindella

    Progetto  Antonella Micaletti, associazione etra.entra nell’arte

    Trasposizione per almaloci.com: Settimio Perlini

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  • Sentiero Santa Croce

    Tra Trebbiantico e Novilara c’è un sentiero chiamato Santa Croce che offre  un walkscape che permette di collegare periodi storici diversi – dalla storia antica a quella contemporanea - e ambiti differenti: quello archeologico, storico, naturalistico.  Camminando per un tratto non troppo lungo, è possibile vedere le trasformazioni radicali che un territorio ha vissuto e che ancora è destinato a vivere.

    Si tratta di una camminata semplice, tranne che per un breve tratto, che è particolarmente scosceso e quindi non adatto a tutti. Essendo un percorso in campagna, offre percezioni diverse a seconda della stagione o delle condizioni metereologiche in cui si va a camminare, ed è necessario attrezzarsi con scarpe e accessori diversi.

    Questo podcast/walscape vi accompagna lungo il sentiero fermando l’attenzione solo a poche tappe. In realtà vi invitiamo a guardarvi intorno continuamente, per cogliere ogni piccolo elemento di bellezza del cammino e a volte è bene anche guardare per terra, perché ci sono delle curiose sorprese.

    Sul sito almaloci.com sono pubblicate le foto di documenti e disegni  che corredano il racconto. 

    Concept: Roberto Vecchiarelli

    Walkscape: Antonella Micaletti

    Coordinamento / Digitale: Settimio Perlini

    Documentazione: Biblioteca Oliveriana

    Durata Walkscape: 2 Ore circa

    Difficoltà: medio-bassa

    Puoi seguire il walkscape con la versione Podcast a partire da questo link.

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  • Antica Via Flaminia

    La  via consolare Flaminia inaugurata nel 220 a.C. era una delle strade più importanti del sistema viario romano e metteva in comunicazione i due versanti della penisola collegando Roma, sul Tirreno, con ariminum(Rimini), sulla costa adriatica. Percorrendo questo tratto di strada consolare è ancora oggi possibile vedere ampi resti di strada lastricata , ponti, sostruzioni, viadotti e tracce che ci testimoniano il suo antico passato glorioso.

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  • Attorno all'Ospedale degli Alienati: il San Benedetto

    L’ospedale psichiatrico San Benedetto ha una storia straordinaria, che riecheggia ancora oggi tra gli abitanti di Pesaro, con leggende e notizie, tra verità ed invenzione.

     Gli stessi internati lo hanno definito  “ un luogo superbo e magnifico” o  “Palaz d’invern”. 

    Oggi è un edificio in totale decadenza, ma la sua memoria è stata riproposta nell’allestimento del Museo alle stufe presso la struttura  Galantara, a Trebbiantico  di Pesaro. Roberto Vecchiarelli ha studiato i documenti del San Benedetto conservati nell’ Archivio di Stato e nella Biblioteca Oliveriana, ha scritto il libro Cronache dal manicomio e ha contribuito a salvare una grande quantità di oggetti presenti nella struttura da anni in abbandono, allestendo con questi il bellissimo museo di Trebbiantico, anch’ esso però chiuso. 

    Le stanze, i cortili, i progetti e la storia di questo spazio, che ha avuto un ruolo centrale per la vita della città, riecheggiano ancora oggi ed è giusto mantenere viva la memoria su più piani: quello emotivo, quello storico, quello architettonico, quello medico e quello letterario. 

    Con l’ausilio di una mappa si gira intorno all’edificio per guardare dentro restando fuori, visto che purtroppo il suo stato lo rende pericoloso, attraverso le immagini riportate ad ogni tappa.


    Documentazione: Roberto Vecchiarelli

    Documentazione fotografica:  Archivio di Stato, Biblioteca Oliveriana

    Walkscape: Antonella Micaletti

    Digital: Settimio Perlini

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  • Perticari e l'800 a Pesaro

    Un percorso che segue le tracce lasciate dalla  famiglia Perticari che ha segnato una grande trasformazione della città di Pesaro

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  • Nobili Intersezioni

    La nobiltà fanese era una nobiltà civica, patriziale, una nobiltà urbana ovvero di reggimento. 

    Lo stile di vita more nobilium sanciva l’effettiva appartenenza ad una classe nobile che apriva all’esercizio effettivo delle prerogative nobiliari.

    Già dall’età del feudo, non si apparteneva alla gerarchia feudale perché si era nobili per genere di vita, ma viceversa.

    Tanti i segni ancora oggi visibili nel centro di Fano degli elementi che hanno caratterizzato la vita di una classe nobile che soprattutto tra il 1500 e il 1700 ha segnato la vita culturale della città:  i simboli araldici che raccontano dello spirito di appartenenza a gruppi chiusi ed esclusivi,  i palazzi che sancivano lo stile di vita adeguato al ceto, i testi che ne delineano i costumi  (L’istoria della nobiltà di Fano, la Ginipedia), i luoghi che hanno dato una svolta alla vita cittadina come il teatro, i documenti che attestano le cariche ricoperte, presupposto fondamentale dello stile di vita nobile, le collezioni, i rapporti con la campagna.

    Elementi fondamentali per delineare la storia di Fano e della sua nobiltà nella Marca pontificia, oggi sono frammenti slegati che possono disegnare una lettura delle grandi trasformazioni della città.

    Un ringraziamento particolare a Giovanna Patrignani e all’Archivio di Stato di Fano.

    Walkscape: Antonella Micaletti

    Foto 360: Settimio Perlini

    Prossimo appuntamento: Domenica 15 Ottobre alle ore 15.00.

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  • La città In(di)visibile. Pesaro invisibile.

    Nella città persistono segni importanti delle trasformazioni  - tracce a volte impercettibili non solo d’arte e di storia, ma anche di vita quotidiana. Per questo il territorio è come un palinsesto. 

    Queste tracce sono solo apparentemente slegate  e costituiscono piuttosto frammenti di una storia che attraversa le epoche e i fatti, che lega  la storia ad altri saperi (botanica, scienze, letteratura, architettura) lasciando che l’osservazione e l’ immaginazione rintraccino il filo che li unisce. 

    Camminare, osservare, prelevare sono alcune delle azioni per rileggere il territorio, per trovare rimandi e connessioni.

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  • Una storia lunga un fiume

    Montelabbate sorge su un territorio fertile, che permette oggi una lettura molto interessante dello sviluppo del territorio da un punto di vista agricolo e industriale, e  testimonia momenti di storia e d’arte di grande rilievo.

    Tale visione è frammentata e poco leggibile, perché il paese si  trova su una via di percorrenza di origine antica ma oggi così veloce da non permettere una lettura adeguata, privandolo negli anni della sua forte identità culturale.

    I segni sono però ancora presenti ed è possibile legarli attraverso una o più storie, guardando con attenzione i particolari e intrecciando documenti e leggende.

    Il filo rosso è rappresentato dal fiume, poco visibile, ma vero humus del territorio.

    Tipologia Walkscape Fai da Te o Assistito.

    Primo Appuntamento: Maggio 2017 alle 15.30  presso la prima tappa: Abbadia di San Tommaso.

    Durata: 2 Ore

    A cura del Comune di Montelabbate

    Concept - Roberto Vecchiarell
     Walkscape - Antonella Micaletti
     Digital - Settimio  Perlini

    Le fonti storiche provengono dalla Biblioteca Oliveriana e dai testi di Roberto Rossi. Si ringrazia l’archivio Stroppa Nobili per la concessione di alcune immagini.

    Le immagini a 360° dell'Abbadia sono su questa pagina del Blog di Almaloci.

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  • Museo / Laboratorio delle Colline

    Lo spazio di questo 'laboratorio' allestito da Roberto Vecchiarelli propone uno sguardo molteplice e ampio ad una serie di “reperti”: non solo quelli antichi per lo più piceni, ma a tutte le tracce presenti sia nelle mura del castello (i resti del palazzo del Castiglione, le pietre, i materiali, i resti dei piceni) che nei punti di fuga dello sguardo (il mare, le colline, i prodotti della terra). 

    Tutti insieme, volutamente mescolati e affiancati senza ordinarli per il loro valore ma per l’importanza che hanno in quanto testimonianza di un territorio ricco di storia e di cultura, essi diventano “reperti” di una o più narrazioni, seguendo un esempio d’eccellenza: quello dell’artista Michele Provinciali, che è vissuto nella casa proprio alle spalle del Laboratorio/Museo delle colline.

    Il fine è di innescare e mettere insieme una pluralità di sguardi: quello del piceno intagliatore di steli in arenaria, o quello poetico di Francesco Mingucci e Romolo Liverani (testimoni del passato), quello attento dell'archeologo oppure quello letterario e non ultimo  quello che suggeriamo al 'novello' passeggiatore. 

    Infatti sono esposti anche i reperti raccolti già in diverse occasioni durante i viaggi e soprattutto durante i walkscape, camminate per conoscere il territorio, condotto nel borgo e nel sentiero Santa Croce.

    Organizzazione: Etra (Antonella Micaletti)

    Concept: Roberto Vecchiarelli 

    Allestimento e foto: quatermass-x (Roberto Vecchiarelli, Mervat Alramli e Alessandra Romagnoli)

    Laboratori didattici: Antonella Micaletti e Mervat Alramli

    Documentazione: Biblioteca Oliveriana

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  • La Via Grande, Sette Vicoli e Tre Piazze

    Questo walkscape vi accompagna a scoprire come era Fermignano quando era ancora un “castello”, prima della sua conformazione moderna.

    Fermignano è una cittadina di origine romana. Il conte Guido Antonio Montefeltro, iniziatore della Signoria Urbinate fece sorgere il “castello” di Fermignano presso il ponte sul fiume Metauro alla fine del 1300.

    Intorno al 1400, il castello – con la strada maggiore, sette vicoli e tre piazzette - prese forma. 

    Il paese era fornito di mura nelle quali si aprivano due porte: una vicina al ponte sul fiume Metauro e la torre detta “porta romana”, demolita nel 1870, l’altra di fianco alla chiesa di San Pietro, in cima alla  via Maggiore, che uscendo dal castello  porta a Urbino, demolita alla fine del 1800.

    Il legame con Urbino era molto stretto, perché il paese di Fermignano, sin dalla sua fondazione è stato sempre alle dipendenze di Urbino e solo nel 1818 venne solennemente insediato il primo consiglio comunale di Fermignano. Nello stesso anno il consiglio del castello di Fermignano e delle Ville circostanti si radunò nel piano più alto della torre e diede avvio ad una nuova fase della piccola cittadina. 

    La città si sviluppò intorno al fiume Metauro, che quasi la abbraccia e che ha scandito il ritmo di trasformazioni importanti nella vita sociale ed economica.

    Il walkscape attraversa la strada maggiore, i sette vicoli e le tre piazze che hanno dato corpo a Fermignano raccontando le trasformazioni avvenute nel corso del tempo e pure ancora oggi visibili. I luoghi del walkscape sono dunque molti di più, anche al di fuori di ciò che fu il castello; le prime tappe della camminata sono le ultime in ordine di apparizione nella storia del paese, ma, come facciamo sempre nei walkscape, leggiamo la struttura presente per interpretare e conoscere il passato.

    Walkscape Promosso dall'Assessorato alla Cultura Comune di Fermignano

    A cura di Etra.entra nella arte
    Progetto: Antonella micaletti
    Walkscape: Emanuela Ivaldi
    Digital: Settimio Perlini
    Fonti storiche: Giulio Finocchi / Biblioteca Oliveriana 

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  • Fuori del Castello di Fermignano

    Fuori del Castello di Fermignano è un percorso che scopre i borghi che hanno popolato il territorio prima dello sviluppo della cittadina o che hanno subito una profonda trasformazione in seguito alla sua modernizzazione.

    Sono luoghi oggi invisibili o che risultano tracce frammentarie di una storia di cui si riesce con grande difficoltà a dipanare il filo. Invece costituiscono la storia del territorio fermignanese e  offrono uno spaccato di cultura, storia , arte e natura come raramente è possibile vedere.

    Fonti storiche   Giulio Finocchi, Biblioteca Oliveriana

    Walkscape  Manuela Ivaldi




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  • Giro girotondo al tramonto

    A Pesaro in un pur breve periodo dall'inizio estate si può godere del tramonto sul mare ed è stato segnalato un punto sul molo del porto. E' una esperienza piacevole, ma diventa anche curiosa, se vede ciò che può raccontare anche se non subito visibile. Un walkscape per pigri: un giro girotondo intorno a se stessi, nelle quattro direzioni.

    Le foto a 360° dell'alba e tramonto sono disponibili su questa pagina.

    Concept: Roberto Vecchiarellli
    Photo 360 e AR concept: Settimio Perlini
    Immagini d'archivio: Biblioteca Oliveriana, Pesaro

    Con il patrocinio dell'Assessorato alla Bellezza del Comune di Pesaro

    (Disponiibile dal 27 Giugno)

    27 Giugno 2017 (gratuito), 30 Giugno e 6 Luglio 2017 (con iscrizione associazione Etra)


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  • A Pesaro c’è musica e musica

    Pesaro è citta della musica e Rossini identifica la città in tutto il mondo. Ma la vocazione alla musica è molto antica e si spinge fino alle sperimentazioni contemporanee: un walkscape attraverso i luoghi della musica a Pesaro.

    Assessorato alla Bellezza Comune di Pesaro

    Concept: Roberto Vecchiarelli

    Walkscape e Podcast: Antonella Micaletti

    Coordinamento / Versione Digitale: Settimio Perlini

    Documentazione storica:  Biblioteca Oliveriana

    Foto Dimar:  Pierangelo Fantini 

    Puoi seguire il walkscape con la versione Podcast a partire da questo link.

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  • Sentieri di confine nelle terre di Pozzo

    Pozzo Alto è un luogo antico, ma il suo fascino si perde oggi nello sguardo veloce di chi lo attraversa per andare in Romagna. Un territorio ricco di spunti per narrare le trasformazioni del territorio in una terra di confine che pure necessita di non disperdere completamente la sua memoria e la sua identità.

    Questa è ora affidata non solo ai libri e alle ricerche, ma alle persone, ai loro racconti e alle testimonianze, che rischiano di andare disperse definitivamente.

    Bisogna fare un REWIND e collegare i frammenti.


    Comune di Pesaro Assessorato alla Bellezza

    Quartiere 8 

    Concept: Roberto Vecchiarelli e Antonella Micaletti

    Fonti: Biblioteca Oliveriana, Archivio Stroppa Nobili

    Parte delle immagini di Pozzo Alto: Pino Fabbri, Guglielmo Fazi

    Raccolta interviste: Valentina Battisti

    Riprese video: Oscar Gabbani

    Digital Editing: Settimio Perlini

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  • Cultura e informazione a Pesaro dai primi tipografi e librai

    A Pesaro non ci sono più case editrici e le tipografie hanno un ruolo diverso che in passato. Ma  dal ‘700 è in quei luoghi che la vivacità culturale della città ha dato vita a libri, pubblicazioni e giornali che hanno diffuso il sapere, la ricerca e le informazioni, con un spirito moderno che identificava Pesaro come una cittadina culturalmente vivace.   

    Da quella più antica di Niccolò Gavelli a quelle di Nobili, Federici, Rossi e  Terenzi, il lavoro delle tipografie pesaresi ha dato luce ai libri di Giovan Battista Passeri, di Annibale degli Abbati Olivieri, diffondendo una cultura destinata ai nuovi intellettuali; e si sono stampati i primi giornali, con notizie di informazione generale, ma anche molto settoriale.

    I luoghi non sono più riconoscibili, ma grazie al patrimonio della biblioteca Oliveriana e dell’Archivio di Stato sono identificabili. E richiedono un grande sforzo di immaginazione: un percorso tra libri e documenti, da una raccolta ad un’ altra.

    Come dice Roberto Vecchiarelli, “Un paesaggio di carta”.

    Fonti: Archivio di Stato, Biblioteca Oliveriana, Mariangela Albertini, Niccolò Gavelli.Tipografoe  libraio di Provincia (Patron), archivio Stroppa Nobili

    Sulle tracce di Gavelli, Nobili, Federici, Rossi e Terenzi

    Prima uscita: 24 Settembre Ore 10

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  • Piccoli borghi e paesi fantasma della Provincia di Pesaro e Urbino

    Questo walkscape è inserito in un progetto di ricerca, relativo ai paesi abbandonati o scarsamente abitati, nella provincia di Pesaro Urbino. Lo sparpagliato feudo che un tempo apparteneva ai conti Oliva, comprendeva comuni della Romagna e delle Alte Marche (Piagnano, Lupaiolo, Monastero, Pietracavola, San Sisto, Viano, Piandimeleto, Campo, Petrella Guidi, Antico, Soanne). 

    Il percorso riguarda alcuni borghi della provincia di Pesaro Urbino:  Piagnano di Sassocorvaro, originaria residenza castellare della famiglia Oliva, Monastero di Piandimeleto e l'abbazia di Santa Maria del Mutino, ove alcuni membri della casata furono abati commendatari per quasi un secolo e la cappella di famiglia nel convento di Montefiorentino a Frontino. E' un viaggio a ritroso, alla scoperta di un territorio che fu teatro delle vicende di una stirpe di condottieri e mecenati.

    Ideazione: Alessandra Mindoli e Antonella Micaletti associazione "Etra.entra nella arte. Educazione museale".

    Walkscape: Alessandra Mindoli

    Photo 360: Settimio Perlini

    Si ringraziano:
    Biblioteca Oliveriana
    Museo Diocesano
    Biblioteca San Giovanni
    Biblioteca di Colbordolo
    Biblioteca di Sassocorvaro
    Comuni di Sassocorvaro, Piandimeleto, Frontino
    Provincia di Pesaro Urbino

    Primo Walkscape assistito Domenica 22 Ottobre 2017 con partenza ore 15 da Via Molino 1, Caprazzino


    Bibliografia:

    "LE DONNE I CAVALIER ALLA CORTE DEGLI OLIVA SIGNORI DI PIANDIMELETO" (Amministrazione provinciale di Pesaro Urbino 1986)
    "PIANDIMELETO – UN ENCLAVE ROMAGNOLA NELL'URBINATE DALLA CRISI DEL '500 AL RISORGIMENTO" (Girolamo Allegretti)
    "L'ABBAZIA DI SANTA MARIA DEL MUTINO: ATTI DEL CONVEGNO DI STUDI – PIANDIMELETO 7 SETTEMBRE 2003" (in collana "Società di studi storici per il Montefeltro 2004)
    "I CONTI DI PIAGNANO NEI SECOLI XIV E XV: ACQUISIZIONI E MESSE A PUNTO" (in collana "Società di studi storici per il Montefeltro 2004)
    "PIAGNANO" (Comune di Sassocorvaro 1988)
    "IL CONVENTO DI MONTEFIORENTINO" (Atti del convegno del 29 agosto 1979)
    "L'AZIONE POLITICA DI CLELIA SALOMONI NELLA DEVOLUZIONE DELLA CONTEA OLIVA (1571 – 1574) di Corrado Leonardi 1993
    "PIAGNANO" ricerca storica degli studenti del Liceo scientifico "Montefeltro" di Sassocorvaro (1986 - 87)
    www.piagnano.it
    www.ilfederico.com

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  • Il Museo alle Stufe - Un MUSEO FUORI-LUOGO

    MAS museo alle stufe  -  ex ospedale San Benedetto - Galantara.


    Itinerario nelle ville della zona di Trebbiantico ai piedi di Novilara nella Circoscrizione delle Colline.

    Nel corso dei secoli scorsi, queste splendide colline ricche di selve e campi agricoli hanno visto nascere delle splendide dimore signorili adorne di parchi e fontane. Alcune di queste sopravvivono e possono permettere itinerari di grande interesse e suggestione. Come Villa Cattani Stuart, i suoi giardini e le sue memorie storiche; villa Galantara/Guerrini, di cui restano il giardino e il parco, che ospita il museo sull’ex ospedale psichiatrico di Pesaro; villa Servici con le sue memorie letterarie e le testimonianze degli scavi archeologici che hanno portato alla luce la civiltà di Novilara; e tante altre sparse nel territorio.

    Progetto allestimento Roberto Vecchiarelli – ass.  Quatermassx

    Foto Roberto Vecchiarelli




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  • Giro Giro Tondo su in tetto al mondo

    Il Tetto del Mondo è sul Colle San Bartolo, un luogo di suggestione e di Bellezza.

    Si accede da un piccolo sentiero, come tanti altri nel parco, ma si apre ad una prospettiva vastissima: come dietro la siepe leopardiana, oltre la fitta vegetazione, che in primavera è di profumatissime ginestre, si vede uno scenario ampissimo, dalla Romagna ai confini con la Toscana, e verso il mare si intravedono coste che si aprono ad arco come un immenso golfo.

    Il territorio è in continua trasformazione. La ricca vegetazione nella quale oggi ci immergiamo è in realtà frutto della colonizzazione che la natura sta tornando a fare in un luogo che fino agli anni ’50 era tutto coltivato. Ed è ancora all’inizio dell’opera.

    E’ sufficiente girare lo sguardo a 360 gradi per orientarsi tra storia, botanica, arte e leggende.


    Assessorato alla Bellezza  Comune di Pesaro

    Concept  Roberto Vecchiarelli  Antonella Micaletti  Andrea Fazi

    Fonti storiche Biblioteca Oliveriana

    Trasposizione digitale: Settimio Perlini

    Walkscape da fare anche autonomamente

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  • Il parco delle sculture urbane

    Scopriamo insieme la città di Pesaro attraverso le opere di grandi scultori contemporanei che caratterizzano il paesaggio urbano. Un walkscape da fare a piedi o su due ruote.

    Nel corso degli anni ’70 una felice congiuntura di scelte dell’amministrazione comunale e dell’ attività privata della gallerista Franca Mancini hanno portato l’arte contemporanea nelle strade e nelle piazze di Pesaro  e la presenza di opere ed artisti di fama internazionale nella città.

    Come in altri  luoghi d’Italia poi diventati importanti scenari artistici della scultura urbana, anche a Pesaro l’arte è stato uno strumento  di lettura della città, di dibattito e di confronto, aperto a tutti. Perché? Perché sono state scelte modalità di intervento e artisti che hanno permesso questo processo.

    La scelta avviene infatti consapevolmente tra artisti che avevano scelto un linguaggio non figurativo, materico, non narrativo: una scelta non azzardata, rivoluzionaria, provocatoria, come qualcuno dice, ma semplicemente la volontà di prendere in considerazione quel linguaggio che si era già consolidato  dopo la seconda guerra mondiale e che ormai si era affermato in tutto il mondo. Gli scultori del dopoguerra avevano  scelto di esprimersi attraverso materiali inusuali, utilizzati in modo espressivo e mai troppo simbolico. Il ferro, la plastica, il legno, qualunque materiale venisse utilizzato non erano solo degli  strumenti per esprimere una emozione o una idea, ma essi stessi incarnavano quella emozione o quella idea. E ovviamente non essendo più descritte o raccontate, le idee o le emozioni diventavano uniche in ogni soggetto che le percepiva, in ogni individuo che le pensava. 

    Possiamo tutti interpretare una forma non figurativa o un materiale come espressivi di un sentimento di dolore o di gioia, ma per ognuno quel dolore o quella gioia hanno un significato diverso. Il linguaggio artistico non descrive più, non reinventa ciò che vediamo intorno a noi, ma apre nello spettatore un varco che lo mette in comunicazione con il mondo dell’artista e fa sì che l’opera sia frutto delle scelte dell’artista ma anche della partecipazione attiva di chi la guarda, senza il quale sarebbe solo un ammasso di materiali senza senso. 

    Da qui la scelta di operare attraverso la collocazione di sculture urbane che avveniva accompagnando  il posizionamento di ogni opera  con dibattiti pubblici, scontri e scambi tra artisti e cittadini. Questo ha allontanato il pericolo di pensare a Pesaro come ad un palcoscenico asettico del mercato dell’arte, dove venivano portate opere come si fa con le mostre preconfezionate e itineranti, ed ha piuttosto operato nella città una importante opera di educazione diffusa e di crescita per tutti, anche passando per lo scontro, il rifiuto, la polemica.  Le sculture collocate in piazza del Popolo e lungo le vie del centro negli anni sono poi state rimosse, ma era stata aperta una strada, direi quasi una necessità, verso l’arte contemporanea, che ha poi sempre fatto parte di Pesaro. Oggi ne abbiamo di nuove.

    A volte accade oggi che queste sculture vengano spostate, dimenticate, deturpate o esaltate ad un ruolo estetico che avevano solo in parte. E’ importante ricordare quale contributo abbiano dato alla creazione di un panorama culturale attivo anche fuori dai confini cittadini e quanto ancora possono costituire un valore enorme per la città, come un piccolo museo a cielo aperto.

    Concept: Antonella Micaletti, Roberto Vecchiarelli
    Fotografie: si ringraziano Archivio Stroppa Nobili, Roberto Vecchiarelli, Settimio Perlini
    Trasposizione digitale: Settimio Perlini

    Questo Walkscape è disponibile in formato Podcast: potete abbinare la visita all'opera alla descrizione sonora e alle foto di repertorio: partite da questo link per scaricare il file MP3 in locale oppure accedete al player.

    I Podcast di Almaloci sono disponibili anche su Spotify, Audible e Amazon.

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  • San Benedetto

    Camminata intorno (e dentro) al San Benedetto

    L’ospedale psichiatrico San Benedetto ha una storia straordinaria, che riecheggia ancora oggi tra gli abitanti, con storie e notizie, tra verità ed invenzione.

    Oggi è un edificio in totale decadenza, ma la sua memoria è stata riproposta presso la struttura dell’Asur Galantara nel Museo alle Stufe, in cui il curatore Roberto Vecchiarelli ha fatto sì che i frammenti di quella storia centenaria – le porte, gli oggetti, gli abiti, gli scritti – raccontassero nuovamente tante storie ogni volta diverse.

    Guidati da un ricco reportorio di foto, mappe e documenti d'archivio messi a disposizione dalla Biblioteca Oliveriana, si percorrerà il perimetro esterno al complesso dell'ex manicomio che ancora ispira forti ricordi.

    Le stanze, i cortili, i progetti e la storia di uno spazio che ha avuto un ruolo centrale per la vita della città.

    SoundWalk a cura  del Laboratorio LEMS - Conservatorio G. Rossini Pesaro - Thomas Spada
    20 Maggio 2018 - Ore 5.30

    Progetto di Roberto Vecchiarelli

    Walkscape  Antonella Micaletti

    Documentazione fotografica: Biblioteca Oliveriana, Archivio di Stato, Roberto Vecchiarelli

    Collaborazione di Alessandra Mindoli

    Digitalizzazione: Settimio Perlini.

    - Per l'accesso alla colonna sonora del SoundWalk partite da questa pagina del Blog di Almaloci.

    - La versione con un corredo fotografico più leggero e la storia del San Benedetto è su questa pagina di Almaloci >  "Attorno all'ospedale degli Alienati, il San Benedetto"


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  • Pesaro ai tempi di Rossini

    Walkscape inaugurale - 13 Luglio 2018 - ore 18 / Partenza da Teatro Rossini.

    Com’era Pesaro ai tempi di Rossini? A questa domanda possiamo rispondere facilmente perché in quell’arco di tempo, per periodi più o meno ravvicinati, Romolo Liverani, scenografo e vedutista di gran talento, ha disegnato Pesaro e il suo territorio con una certa sistematicità. 

    Si tratta di una documentazione preziosissima che, con spirito teatrale (connaturato alla nostra storia cittadina) ci mostra una Pesaro ormai scomparsa o solo in parte sopravvissuta. Tutto questo è naturalmente arricchito da altre documentazioni provenienti dagli archivi inesauribili della Biblioteca Oliveriana e da altre fonti. 

    concept Roberto Vecchiarelli

    conduzione Antonella Micaletti

    digitalizzazione Settimio Perlini

    fondi documentari Biblioteca e Musei Oliveriani

    fondo fotografico Quatermass-x 

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  • Torquato Tasso a Fermignano. Natura e arte, fuga e rifugio di un cavaliere errante

    A Fermignano è possibile seguire la traccia di un percorso disegnato dalla presenza di un poeta. 


    Torquato Tasso fu qui e vi scrisse un’Ode. La sua poesia si espande nel paesaggio, che è il cuore della scrittura. Così si profila un acquerello che è come una pagina scritta, composta di singoli elementi che si legano strettamente l’uno all’altro in modo fluido, rendendo necessari gli uni agli altri. Le architetture, le presenze umane, gli elementi della natura: sono parti di un territorio percepito in modo omogeneo, come è nei “ritratti” delle cittadine della Provincia di Pesaro e Urbino di Francesco Mingucci che legava sempre strettamente le immagini urbane al contesto paesaggistico in cui erano inserite.

    Passeggiare lungo questo percorso propone di cogliere l‘unitarietà del paesaggio che c’era, che era evidente nelle cartografie roveresche, ed è ora interrotta.

    E quello di Fermignano è uno dei possibili percorsi che mettono in connessione luoghi anche lontani. Un filo rosso lega infatti i paesaggi della provincia di Pesaro e Urbino ed è la memoria letteraria: Perticari, Pascoli, Tartufari, Volponi, Tombari e Torquato Tasso, a Pesaro e a Fermignano.

    Concept: Roberto Vecchiarelli, Antonella Micaletti

    Conduzione: Manuela Ivaldi

    Digitalizzazione: Settimio Perlini

    Voce recitante: Elisabetta Marsigli

    Fondi documentari Biblioteca e Musei Oliveriani

    Foto archivio contessa Eugenia Carotti Rigi Luperti, Sandro Pesaresi, Settimio Perlini

    Bibliografia: 

    Rafaella Michelangelo, I Bonaventura. Una famiglia del patriziato urbinate, Grafiche Stibu, Urbania 1999

    AA,VV, a cura di Mario Luni, Castrum fimignani, Castello del ducato di Urbino, Banca Popolare 1993

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  • Un territorio attraverso gli occhi di Giulio Perticari: il paesaggio tra Sant'Angelo in Lizzola e Pesaro

    Con gli occhi di Giulio Perticari, il paesaggio tra Pesaro e Sant’angelo

    La famiglia Perticari viveva a Pesaro ma a Sant’Angelo in Lizzola aveva una residenza di campagna. Nella villa vi era un parco, ancora oggi fruibile, nel quale  Giulio Perticari con la moglie Costanza Monti, con Gioacchino Rossini ed altri  loro amici si intrattenevano recitando, suonando, leggendo e scrivendo. Il paesaggio della campagna pesarese faceva da sfondo ad una intensa attività culturale che ha portato a Pesaro protagonisti della letteratura e della musica del tempo e ha aperto la città ai valori di modernità culturale e civile diffusi in tutta la Penisola.

    Giulio Perticari permette una lettura del territorio che unisce Sant’Angelo in Lizzola a Pesaro a che, se pure oggi frammentato e trasformato dall’uomo, è ancora leggibile in tutta la sua bellezza e il suo valore storico.

    Il walkscape propone una lettura speculare di luoghi a Pesaro e a Sant’Angelo seguendo il filo di Giulio Perticari.

    Concept: Roberto Vecchiarelli
    Conduzione: Antonella Micaletti
    Digitalizzazione /coordinamento: Settimio Perlini

    Fotografie di Roberto Vecchiarelli, Settimio Perlini, Fondo fotografico Quatermass-x
    Fondo documentario Biblioteca e Musei Oliveriani
    Fondo documentario Conti Cacciaguerra Perticari

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  • Brindisi porto di pace

    Brindisi sorge su un porto naturaletra due insenature che si incuneano profondamente nella costa adriatica della Puglia. La morfologia del territorio retrostante è pianeggiante, dai tempi antichissimi ad elevata vocazione agricola. La costa è caratterizzata da affioramenti di acqua dolce e da fiordi scavati dal fenomeno carsico: i fiordi più profondi sono proprio le due insenature che circondano la città vecchia. “Il luogo, con la città, assomiglia moltissimo nel suo complesso alla testa di un cervo -scrive Strabone, geografo greco vissuto nell’età di Augusto - e Bréntion è appunto chiamata in lingua messapica la testa di un cervo”. 

    Da qui il nome della città, Brentésion per i greci e Brundisium, da Brunda, per i romani.

    Il porto, tra i più sicuri dell’Adriatico, è stato da sempre crocevia di merci provenienti dal ricco entroterra agricolo e di viaggiatori diretti e provenienti dall’est. A questa storia di commerci e traffici via mare e via terra si intrecciano gli episodi che hanno visto il porto di Brindisi accogliere esuli dall’opposta sponda dell’Adriatico. In età classica è Cicerone l’esule più noto che trova accoglienza nella città di Brindisi, dove sosta per un anno ospitato dal suo amico Orazio Flacco. 

    Nel ‘900 tre episodi segnano la storia del porto: durante la Prima Guerra Mondiale, nell’inverno del 1915 da Brindisi fu organizzato l’esodo dell’esercito serbo, quasi 136.00 soldati serbi e 23.000 soldati austriaci; nel 1956 giunsero nel porto gli ebrei espulsi dall’Egitto di Nasser e infine nel 1991 sbarcarono qui 24.000 albanesi in fuga dal regime del dittatore Oxa.

     Oggi il porto di Brindisi, che si articola in tre bacini, interno, medio ed esterno, è un porto turistico, commerciale e industriale tra i più importanti del mar Adriatico. Il traffico turistico riguarda i collegamenti con la penisola Balcanica e la Turchia, mentre le navi mercantili trasportano carbone, olio combustibile, gas naturale e prodotti chimici. Dal 2017 approdano nel porto interno le navi da crociera.


    Ideazione: Giovanna Bozzi con il contributo di Chiarastella Grande
    Per ANISA - Per l’educazione all’arte www. anisa.it


    Bibliografia

    Caravaglios V.A., Il porto di Brindisi, Illustrazione storica, geografica, tecnica, economica, corporativa, statistica e tariffaria, Napoli 1942

    Sirago V. A., Puglia romana, Edipuglia, Bari – Santo Spirito, 1993

    Brindisi 1927-1943. Da capoluogo a capitale, i progetti, le architetture, Catalogo della mostra documentaria, Ed. Alfeo, Brindisi 1994 (in collaborazione di MBCA, Archivio di Stato di Brindisi e Ordine degli Architetti della provincia di Brindisi)

    Alaggio R., Brindisi medievale: natura, santi e sovrani in una città di frontiera, Editoriale scientifica, Napoli 2000 

    Andriani G.T., Brindisi da capoluogo di provincia a capitale del Regno del Sud, Grafica Aprile, Ostuni, 2000

    Indini A., La leggenda delle colonne del porto di Brindisi, Neografica Latiano, 2001

    Marchionna P., Diario dall’inferno di Brindisi, 2011, consultabile on line http://www.pinomarchionna.it/libri-a-puntate.html

    Bozzi G.M., Brindisi, in 1940-45 Arte trafugata, arte salvata, arte perduta: le città italiane tra guerra e liberazione, a cura di Teresa Calvano e Maria Serlupi Crescenzi (Edizioni Musei Vaticani, 2012)

    Valente N., http://www.fondazioneterradotranto.it/2017/12/19/wikipedia-la-cittadinanza-romana-brindisi-ovvero-svilire-la-storia/ consultato il 15 gennaio 2018

    Valente N., https://www.academia.edu/17635593/Virgilio_e_Brindisi , (in corso di pubblicazione), consultato il 15 gennaio 2018


    Il Walkscape “Brindisi porto di Pace” sviluppa le proposte didattiche del progetto “Museo per tutti” finanziato dal MIUR per il Concorso “Progetti didattici nei Musei” 2015 e l’esperienza dei walkscape prodotti nell’estate del 2016 nel progetto Brindisi al calar della sera del Laboratorio del patrimonio.


    Si ringraziano: l’Archivio di Stato di Brindisi, l’Avvisatore marittimo del porto di Brindisi titolare del sito www.porto.br.it, Brindisiweb.it, Brundarte.it, EAC Comunicazione – Brindisi.



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  • Brindisi. Dove la terra finisce e il mare comincia

    In questo walkscape vi raccontiamo l’avventura dei viaggi e il rapporto vitale della città di Brindisi con il suo entroterra agricolo e con il mare, dall’età antica fino ai nostri giorni passando per la Valigia delle Indie. Dal porto di Brindisi prendevano il largo verso Oriente e rientravano verso l’Europa il vino, l’olio, le merci e la posta, insieme con i viaggiatori, gli uomini d’affari, avventurieri e naturalmente anche i fatti culturali e le mode.

    Dai viaggiatori Brindisi era considerata un confine dell’occidente e insieme cerniera per l’Oriente. Da qui il titolo del walkscape, che riprende, ribaltandone la prospettiva, un verso dei Lusitani del poeta Luis Vas De Camoes: “Qui…dove la terra finisce e il mare comincia” dedicato a Cabo de Roca, il punto più a ovest del continente europeo. 

    Brindisi, che ha disegnato la sua storia intorno al suo caratteristico porto naturale, dalla forma a testa di cervo, nel corso della sua storia si è più volta confrontata con la sua centralità commerciale e strategica nel Mediterraneo. Periodi di splendore e decadenza che si alternano dall’età antica, l’età bizantina, il Medioevo normanno e svevo, la Belle Époque tra Otto e Novecento, il Ventennio e gli anni del Boom economico. 

    Bibliografia

    Lenzi Elena, Un paesaggio urbano in divenire: il porto interno di Brindisi, in Dire in Pglia, MIBACT, 2013, pp. 97-103

    Alaggio Rosanna, Brindisi, Fondazione Centro Italiano di Studi sull’alto Medioevo, Spoleto 2015

    Brindisi negli Archivi Alinari (Tra Unità d’Italia e prima guerra mondiale), Catalogo della mostra, palazzo Granafei Nervegna Brindisi, Firenze 2011

    Qui... dove la terra finisce e il mare comincia. Memoria e immagine dell'impresaCatalogo della mostra (Brindisi, 2011), di AIPAI, MIBACT, CNR-IBAM Lecce, (a cura di), Crace, Terni 2011

    Brindisi 1927-1943 da capoluogo a Capitale i progetti, le architetture, pubblicazione dell’Archivio di Stato di Brindisi e dell’Ordine degli architetti della provincia di Brindisi. Italgrafica Ed. Oria, 1994

    Candilera G. Parliamo di Brindisi con le cartoline, di. Stampato da Grafischena – Fasano (Br), nov. 2000

    Cavalera N., I palazzi di Brindisi, Schena Ed. Fasano 1986

    Rosario Mascia, La Valigia delle Indie, Londra - Brindisi - Bombay, Brindisi. 1985

    Meyer – Graz Gustavo, Puglia Sud 1890, a cura di Giovanni Custodero, Lorenzo Capone Editore, 

    1980, Cavallino di Lecce

    Romano Antonio, La Valigia delle Indie e l’Europa, Venezia 1869

    Strabone, Geografia, L’Italia, Libri V e VI (ed. consultata BUR Classici greci e latini 2014)

    Siti consultati

    http://www.bassavelocita.it/quando-la-valigia-delle-indie-passava-per-brindisi/ (consultato il 14 dicembre 2018)

    http://www.poheritage.com

    https://www.nationalgalleries.org

    http://www.greekshippingmiracle.org/en/

    http://www.pastorevito.it/brindisi-e-provincia-cartoline-depoca/

    http://www.sistcartinfo.it/cms/cartografia-storica

    Ideazione: Giovanna Bozzi. Con il contributo di Chiarastella Grande. ANISA – Per L’educazione all’Arte. www.anisa.it Progetto #brilliantbrindisi

    Il Walkscape “Brindisi. Dove la terra finisce e il mare comincia” sviluppa le ricerche ed esperienze didattiche del progetto “Museo per tutti” finanziato dal MIUR per il Concorso “Progetti didattici nei Musei” 2015 e l’esperienza dei Walkscape prodotti nell’estate del 2016 nel progetto Brindisi al calar della sera del Laboratorio del patrimonio. Curatrice: Giovanna Bozzi, Liceo Artistico “E. Simone” dell’IISS “Marzolla Leo Simone Durano” di Brindisi.


    Si ringrazia l’Archivio di Stato di Brindisi, Giovanni Membola di Brindisiweb.it, Francesco Guadalupi e Ornella Tarullo di Brindarte.it, Piero Chionna e Cosimo Meca per le immagini e i documenti

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  • Parco delle Muse e delle Ninfe

    Link diretti ai Walkscape già pronti:  | Colbordolo | Centro Giovanni Santi | Abbadia San Tommaso | Sant'Angelo in Lizzola | Genga e Coldelce | Tra Colbordolo e Montefabbri | Le storie ritrovate di Sant'Angelo in Lizzola

    Esistono modi diversi di guardare un territorio e sicuramente l’immaginazione è imprescindibile per tutti: anche per il geografo, il naturalista, lo storico, il geometra, il poeta, l’antropologo o l’artista.

    Il Parco delle Muse e delle Ninfe è un progetto di lettura del territorio, un filtro attraverso cui guardare il paesaggio, cercando  di combinare diversi sguardi, legandoli stretti col filo della immaginazione e della poesia. Non con la fantasia, ma partendo  dalle tracce lasciate dai tanti personaggi e dalle numerose vicende delle terre di Vallefoglia, che creano  continui rimandi tra un luogo e l’altro. 

    A causa della trasformazione del territorio, oggi non siamo in grado di leggere l’antica armonia, ma essa è rintracciabile in numerosi temi che permettono ogni volta percorsi nuovi, anche attraversando gli stessi luoghi.

    Il baricentro del Parco sposta l’attenzione dai due principali centri di Pesaro e Urbino all’area di  Vallefoglia  e si espande verso i due estremi della provincia. 

    Il tema dominante che rende possibile far risuonare l’intera vallata  della sua antica unità è quello delle Muse e delle Ninfe. Le ritroviamo a Pesaro, a Sant’Angelo in Lizzola, a Urbino. Sono muse o ninfe a seconda del contesto culturale. Ma guardando Vallefoglia con i loro occhi è possibile raccontare di terre in cui le attività di umana sapienza, l’arte, la poesia  e la natura hanno trovato un equilibrio ancora oggi percepibile, persino nei luoghi devastati dalla guerra o trasformati dal progresso. 

    Le rintracciamo dunque  nell’arte e nella poesia ma egualmente nella natura:  il paesaggio e l’acqua  sono stati per questo individuati come ulteriori temi in cui le Ninfe e Muse vivono e si manifestano, permettendo un confronto con chi il paesaggio lo ha osservato e “ritratto” in passato: Mingucci e Liverani. 

    Sono temi  dominanti in tutto il territorio ma anche destinati a  lasciar spazio a molti altri. 

    Come l’andamento del nastro della musa Clio, la Musa della Storia di Giovanni  Santi, seguiamo il movimento del fiume Foglia e le tracce dell’acqua (in cui le Ninfe vivono), per comprendere come la storia della valle del Foglia muti sì il suo corso e il suo paesaggio, ma trascini con sé riferimenti culturali immortali.

    A destra: La musa Clio, la musa della storia, dipinta da Giovanni Santi intorno al 1485-90, sta in piedi davanti ad una roccia; è legata alla natura. Nella versione poi collocata nel Tempietto delle Muse nel Palazzo Ducale di Urbino ( e oggi a Palazzo Corsini a Firenze) ha perso il nastro svolazzante, presente invece nella versione a disegno.

    A sinistra: Versione a penna oggi a Londra (Royal Collection).

    Abbiamo immaginato che il movimento del nastro della Musa fosse come quello del fiume che attraversa la valle del Foglia e unisce cultura e natura, storia e leggende.

    Come visitare il parco

    Il parco è  costruito attraverso tappe numerate e georeferenziate, anche se non è necessario seguire l’ordine proposto, affinchè nessuno si perda.  In realtà il miglior modo per conoscere un territorio è perdersi. 

    Per trovare una giusta mediazione vi proponiamo di seguire degli itinerari seguendo i vostri interessi, il vostro intuito, la vostra curiosità. 

    Per esempio chi vuol vedere Ninfe e Muse come vero e proprio tema e non come spunto di ispirazione allora deve seguire le tappe 1, 8, 20, 25 e 26; chi fosse più interessato al paesaggio inteso come luogo del mito allora potrà seguire le tappe 1, 20, 21, 23, 25; e l’acqua, declinata come elemento di trasformazione (tappe 13, 17, 18, 20, 22, 24,28. 

    Ma è più interessante che questi ed altri percorsi vengano ridisegnati da ogni viaggiatore all’interno del Parco delle Muse e delle Ninfe scoprendo in ogni luogo nuovi riferimenti e rimandi con i nostri testi e le immagini commentate. 

    In alcune delle tappe troverete i rimandi ad altri walkscape, con ulteriori approfondimenti.

    Questi sono i Walkscape sul territorio già disponibili: | Colbordolo | Centro Giovanni Santi | Abbadia San Tommaso | Sant'Angelo in Lizzola | Genga e Coldelce | Tra Colbordolo e Montefabbri | Le storie ritrovate di Sant'Angelo in Lizzola


    Città di Vallefoglia
    con il patrocinio della Provincia di Pesaro Urbino
    concept Roberto Vecchiarelli
    walkscape Antonella MIcaletti e Roberto Vecchiarelli
    contenuti naturalistici Mario Santini e Andrea Fazi
    coordinamento / digitalizzazione Settimio Perlini

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  • Nomi/Case/Città

    In ogni città ci sono personaggi e vicende: nomi, cose…ma anche case - palazzi, monumenti, musei.

    Ogni città è di tutti, prima ancora dei cittadini, grandi e piccoli, che possono decidere di conoscerla, per amarla di più, per tutelare i suoi beni culturali e la sua memoria.

    Abbiamo pensato ad un walkscape per i bambini e per le loro famiglie, che miri a fornire l’abc per conoscere Pesaro; almeno le sue origini.

    Abbiamo pensato di scegliere poche tappe, di percorrere solo alcune strade nel centro storico, per iniziare un percorso che porti a guardare pietre e  porte, mura e nomi incisi sulle lapidi  con l’occhio di chi vuol sentirli parte della sua stessa storia. 

    L’appartenenza al proprio territorio germoglia dal terreno della memoria e della conoscenza.

    E allora in modo semplice, con un gioco, percorriamo dieci tappe per ricordare dieci nomi e dieci luoghi: case di personaggi storici, case di reperti e di dipinti: case della memora storica, appunto.

    Nomi/case/città è una camminata che rilegge un paesaggio urbano: è un walkscape.

    Per unire generazioni diverse, punti di vista, sensibilità differenti e culture da confrontare. Per camminare  nella città e conoscerla meglio. 

    Progetto   Antonella Micaletti

    Walkscape: Luana Colocci, Antonella Micaletti

    Elaborazione digitale: Settimio Perlini


    Con il patrocinio dell’Assessorto alla Cultura del Comune di Pesaro e di Pesaro Parcheggi



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  • 100 passi nella città a forma di cuore

    Secondo il medico e filosofo Mannarino occorrevano 100 passi per attraversare da occidente a oriente Mesagne, la città a forma di cuore, e 450 da nord a sud, quando nel XVI era ancora stretta nello spazio fortificato delle sue mura, del suo castello e delle 22 torrette di avvistamento.

    Sulle tracce di quei passi, facendoci guidare dalle immagini e dalle parole degli storici, il walkscape propone un percorso a tappe alla scoperta del tracciato delle antiche mura che oggi delimitano lo spazio del centro storico e di ciò che resta delle “Torri, giardini e fossi antichissimi” che Mannarino vide e descrisse, riservando non poche sorprese anche ai cittadini più attenti.

    Una città a forma di “nobilissimo cuore umano”: così descrive e disegna Mesagne Cataldo Antonio Mannarino, autore di un noto volume manoscritto dal titolo Memorie storiche su Mesagne del 1596 circa, conservato nella biblioteca Nazionale di Napoli e recentemente pubblicato. A lui si deve la mappa che “fotografa” la città sul finire del XVI sec: un cuore non solo nella forma, ma anche nella sostanza, per la centralità di Mesagne tra Adriatico e Ionio, tra importanti città commerciali e via di comunicazione e per il dinamismo dei suoi abitanti che sin dal XVI formularono un’idea di città che ancora dialoga con noi contemporanei. 

    Una città circondata, prosegue Mannarino, da “quattro numi: Pomona, Atene, Demetra e Bacco” non presenze fisiche, né statue, ma potenti personificazioni, colte e nobilitanti, dei prodotti della terra - olio, grano, vite, frutti – che arricchivano l’economia della città. 

    Una ricchezza che è in continuità con le notizie riportate dagli storici e geografi antichi, primo tra tutti Strabone, che elogia la ricchezza e la bellezza della terra dei Messapi e con l’uso che i romani fecero della pianura salentina, che divenne dopo il III sec il granaio di Roma. 

    Ancora nel 1844 nel “Poliorama pittoresco” F.D.P. Demitri scriveva “La salubrità dell’aria di Mesagne ha contribuito mai sempre alla valida salute degli abitanti, ai quali non mancano i comodi necessari di vita, provvisti come sono di ottimi giardini abbondanti di squisiti frutti, di estesi vigneti da quali si ritraggano vini poderosi, di ampie coltivazioni di ulivi di varie specie, il cui olio si spande per varie province del regno e si esporta anche all’estro, di buone ortaglie, ottimi grani, legumi in abbondanza, erbaggi e pascoli pingui, e perciò di buoni latticini e lane. Vi sono pure buone acque sorgive dolci. Insomma, nulla manca ai suoi abitanti per il loro benessere”


    Il Walkscape, ideato e implementato dalla prof.ssa Giovanna Bozzi con gli allievi del Liceo Epifanio Ferdinando di Mesagne, è parte delle attività didattiche del “PON Patrimonio”, un progetto del Liceo “Epifanio Ferdinando” di Mesagne, in rete con il Liceo Artistico “ E.Simone” di Brindisi per il Potenziamento dell’educazione al patrimonio storico, artistico e paesaggistico finanziato con i Fondi Strutturali Europei.


    Le informazioni si basano sui testi indicati in bibliografia, sulle informazioni dei testimoni e sulle immagini delle collezioni private di Mimmo Stella ed Elisa Romano, che qui si ringraziano.


    - Storia di Mesagne [frammenti] – 1596 circa, di Cataldantonio Mannarino, 2018
    _ Liliana Giardino, I vicinati della terra di Mesagne tra XVI e XVIII secolo. Dalla conoscenza alla comunicazione, alla valorizzazione, Ed. del Grifo, Cavallino 2015
    _ Liliana Giardino, L'urbanistica di Mesagne in età messapica e romana. Archivi e GIS per una ricostruzione della storia della città e del suo territorio, Ed. del Grifo, Cavallino 2007
    - Luigi Greco,Storia di Mesagne in età barocca, Schena editore, Fasano 2001
    - Sulle antiche orme, studi di cultura mesagnese, a cura di Marcello Ignone, Cresec BR/23, Mesagne 1997
    - Antonio Profilo, Vie, piazze, vichi e corti di Mesagne, 1894, Schena ed., ristampa anagrafica, 1993
    - “Poliorama Pittoresco”, anno VIII 1843-1844, Napoli, pp. 355-356 (da http://books.google.com)
    - http://www.comune.mesagne.br.it/content/view/63/101/
    - www.radicionline.com
    - www.fondazioneterradotranto.it
    - www.promocultura.net
    - www.brundarte.it
    - www.brindisiweb.it
    - www.itriabarocco.net
    - www.bibliotecadeleo.it

    pagine consultate maggio-agosto 2019

    Giovanna Bozzi - Docente di Storia dell’arte - Esperta di Educazione al Patrimonio culturale



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  • Cronache rimate dal castello di Colbordolo

    Ci sono diverse buone ragioni per visitare Colbordolo, ma due sono gli elementi che lo rendono unico: il primo è che è il paese che ha visto la nascita di Giovanni Santi, il padre di Raffaello, e il secondo è il rintocco della campana della torre che si muove con un meccanismo antico ormai impossibile da trovare nei luoghi limitrofi.

    La campana sulla torre oggi e Giovanni Santi ieri sono accomunati dall’offrire un punto di vista privilegiato sul territorio: il primo visivo e fisico, il secondo legato alla dimensione del mito e dell’arte.

    Come gli altri castelli del territorio pesarese, anche Colbordolo può essere raccontato nelle sue vicissitudini storiche e della vita sociale solo osservando il rapporto tra il borgo e il paesaggio intorno e gli artisti offrono una visione ricca di suggestioni per poterlo leggere a distanza di tempo: da Francesco Mingucci, che sottolinea il rapporto con la campagna, a Giovanni Santi, che cita il paesaggio di Colbordolo per rintracciare il mito e la presenza delle Muse nella natura.

    Quando si sale verso Colbordolo, lasciando la strada Montelabbatese o l'Urbinate e poi il tratto fino all’altezza di Cappone, il paesaggio ci avvolge, spaziando a destra e a sinistra. E’ subito chiaro che si sta andando verso un luogo che è un punto di osservazione privilegiato.

    Ed infatti si arriva in un antico castello. E’ un piccolo borgo sopra un colle, come dice il suo stesso nome, che da meno di trecento metri d’altezza ha permesso di controllare il territorio ai confini tra le terre dei Montefeltro e quelle dei Malatesta; che è stato attraversato perché sulla traiettoria che univa Rimini a Roma; è stato usato per attaccare e opporre resistenza, ai tempi del Ducato d’Urbino ma anche durante la seconda guerra mondiale; è stato attraversato dai banditi e dai mercanti, dai condottieri e dalla povera gente.

    Restano le storie che si possono leggere sui libri, a partire dalle Cronache rimate di Giovanni Santi, ma anche quelle che la gente racconta oggi e ci sono ancora i luoghi che permettono di immaginare con tutta la forza evocativa di cui siamo capaci.

    Questo Walkscape è parte del progetto "Il parco delle Muse e delle Ninfe": trovate tutte le tappe su questa pagina.

    - Città di Vallefoglia
    Assessorato alla cultura

    - Concept associazioni etra.entra nell’arte, quatermassx –Antonella Micaletti, Roberto Vecchiarelli

    - Contenuti naturalistici: Mario Santini

    - Foto: Roberto Vecchiarelli, Settimio Perlini, Archivio Stroppa Nobili

    - Coordinamento / digitalizzazione: Settimio Perlini - www.almaloci.com

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  • A spasso con Jackson. Pesaro con gli occhi di un viaggiatore del 1800

    Pesaro è una città da visitare: per i suoi palazzi,  le sue collezioni,  il paesaggio che la circonda.  Questo non è solo un messaggio   di promozione turistica attuale, ma una certezza per quanti si prefiggevano di venire a Pesaro, sia  come meta prescelta che come  luogo da attraversare durante un viaggio più lungo. 

    E’ capitato a sir Sir Thomas Graham Jackson, un architetto inglese nato a Hampstead nel 1835 e morto a  Londra nel 1924, discepolo di G. G. Scott, e seguace della corrente neogotica romantica. Passando dalla Romagna alle Marche, nel 1881 e nel 1888, si ferma a Pesaro, e nel tipico taccuino dei viaggiatori del tempo, annota impressioni, incontri,  luoghi.

    Come era Pesaro al tempo di sir Jackson e quale impressione è riportata della città? 

    Pesaro aveva già una vocazione culturale?

    - Concept: Roberto Vecchiarelli
    Ricerche storiche:  Archivio di Stato Pesaro Urbino, Biblioteca Oliveriana
    Walkscape: Antonella MIcaletti
    Digitalizzazione: Settimio Perlini - almaloci.com
    Immagini e documenti: Archivio di Stato Pesaro Urbino, Biblioteca Oliveriana, Archivio Stroppa Nobili, foto di Carlo Betti e Fototeca Cassa di Risparmio nel catalogo di Nando Cecini, Pesaro. Le immagini  della città in un secolo 1880-1980., Cassa di Risparmio di Pesaro.

    Potete seguire questo walkscape anche autonomamente con le immagini a corredo e il Podcast audio diviso a tappe e capitoli disponibile su questa pagina.

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  • Tuturano. Sotto le ali della Civetta

    Tuturano è una frazione del comune di Brindisi, immersa nella campagna agricola, un po’ defilata rispetto alla costa e alla statale 16, che nell’ultimo tratto interno unisce san Pietro Vernotico a Brindisi. Una piccola realtà che riserva agli osservatori attenti sorprese interessanti e angoli di vera e propria bellezza.

    Il titolo del walkscape rimanda all’immagine della Civetta, presente in un affresco della chiesa della Madonna del Giardino, simbolo molto caro agli abitanti di Tuturano, tanto da identificarne la sua immagine nell’annuale Torneo della Civetta, manifestazione in costume organizzata dalla Pro Loco di Tuturano, tra le manifestazioni più significative di tutto il territorio brindisino che nel 2019 è giunta alla XIX edizione e che si svolge a fine giugno e coinvolge tutta la cittadinanza.

    La posizione periferica del borgo e la spiccata autonomia dei suoi abitanti rispetto alla città capoluogo, ha fatto sì che nel tempo si conservassero alcune caratteristiche edilizie e culturali del mondo preindustriale, frammiste alla presenza della modernità che, come spesso accade nel Mezzogiorno, presenta numerosi elementi di squilibrio. Lo scopo del walkscape, in 5 tappe, è quello di riportare alla luce la presenza del passato contadino che ha modellato la forma del borgo attraverso le sue strade e i suoi monumenti più rilevanti e rendere chiaro il legame con la città di Brindisi che i monumenti e l’urbanistica rivelano.

    A Brindisi Tuturano era legata dall’essere proprietà delle monache di San Benedetto, assegnatarie del territorio da parte dei conti normanni nell’XI sec. (epoca alla quale risale la costruzione della chiesa di San Benedetto in Brindisi), che governarono una comunità di albanesi, scappati in Abruzzo nel 1480 al sopraggiungere dei Turchi ad Otranto. E con Brindisi la cittadina torna a dialogare, attraverso i suoi monumenti e le sue strade, al momento della costruzione della linea ferroviaria che da Bologna giunge in città nel 1870. Negli anni recenti le scelte industriali accomunano il suo destino a quello della città capoluogo: il panorama del borgo è drammaticamente segnato dalla ciminiera della centrale a Carbone di Cerano, che si intravede in lontananza non appena si apre un varco tra le case.

    Il Walkscape, ideato dalla prof.ssa Giovanna Bozzi e implementato con i docenti e gli allievi della scuola Primaria “E. De Amicis” dell’IC “Paradiso – Tuturano” di Brindisi, è parte integrante dell’azione divulgativa promossa dalla Pro Loco di Tuturano per l’edizione 2019 del Torneo della Civetta, volta ad ampliare il livello di conoscenza della storia e delle tradizioni di Tuturano. Il progetto è parte del “Programma Straordinario in Materia di Cultura e spettacolo per l’anno 2018” della Regione Puglia. Partner del progetto è il Comune di Brindisi.

    Le informazioni si basano sui testi indicati in bibliografia, sulle informazioni dei testimoni e sulle immagini della Fototeca Briamo conservata nella Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi e collezione privata di Vincenzo Sanapo, qui si ringraziano.

    Bibliografia e sitologia

    Archivio Storico Diocesano Tuturano, Biblioteca Pubblica Annibale De Leo, Brindisi

    Archivio di Stato di Brindisi (AS-BR 

    Bradascio P, Tuturano, Amici della “A. De Leo”, Brindisi 1989

    www.brundarte.it

    www.brindisiweb.it

    www.bibliotecadeleo.it

    Pagine consultate tra marzo e agosto 2019

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  • Racconti intorno alle mura

    Racconti intorno alle mura. 

    Nel 1840, di passaggio da Faenza e diretto a Pesaro, il pittore e scenografo Romolo Liverani si ferma a visitare Gradara. E’ un castello in decadenza, arroccato e lontano, ma di grande fascino, L’ artista esegue ventuno disegni in bianco e nero per “ritrarre” questo luogo. E non disegna con grande cura di particolari solo il castello, ma anche  le sue mura, girando tutto intorno al paese. 

    Gradara è un antico castello circondato da doppie mura, che  hanno protetto nel tempo la rocca ma anche  il borgo. 

    Da luogo silenzioso e defilato, inerpicato sopra il passo della Siligata e la via Flaminia, e pure  non troppo lontano dalla costa, terra di confine tra Marche e Romagna,  è divenuta meta turistica d’eccellenza e scenario di films, eventi, attività per il benessere e l’accoglienza. 

    La romantica storia di Paolo e Francesca ha fatto da attrazione turistica e da spunto per eventi. 

    Ma Gradara ha una storia molto interessante da raccontare anche a prescindere dalla tragica storia d’amore.

    L’evoluzione di Gradara si legge seguendo le vicende delle sue mura, che raccontano le vicissitudini di condottieri e dame nella storia della rocca, quelle della vita della gente comune nel borgo e nel territorio limitrofo e più di recente dello sviluppo fuori dalle mura nel cosiddetto  borgo mercato.

    Gradara si trova su un territorio che è stato conteso tra i signori dei possedimenti vicini fin  dall’ XI sec, che è stato deturpato con la linea gotica durante la seconda guerra mondiale, reinterpretato con un gusto scenografico negli anni ’20 e lanciato al turismo negli anni ’50 del ‘900. Ma oggi rappresenta una realtà unica, che completa il turismo della costa, offrendo una visione diversa sul paesaggio tra il mare e l’ entroterra.

    A cura di : Associazione culturale etra.entra nell’arte. Educazione museale

    Concept: Antonella Micaletti

    - Walkscape: Antonella MIcaletti

    - Digitalizzazione: Settimio Perlini - almaloci.com

    - Immagini e documenti: Archivio di Stato Pesaro Urbino, Biblioteca Oliveriana, foto di Nazzareno Balducci.

    Bibliografia: 

    Pietro Corbucci, Notizie storiche sul castello di Gradara 

    Daniele Sacco, La provincia del centoborghi

    Luigi Michelini Tocci, Gradara e i castelli a sinistra del Foglia

    Angelo Chiaretti, Un padre della patria per Gradara: Delio Bischi

    Annibale degli Abati Olivieri Giordani, Memorie di Gradara, presentate da Delio Bischi

    Paolo Dal Poggetto, Gradara per il cinema

    Maria Lucia De Nicolò, Terra di Gradara

    Leonardo Moretti, Gradara.Solo ieri, ma così lontana.

    Nazzareno Balducci, Maria  Ida Bischi, Gradara.le mie ricerche, i miei ricordi.

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  • Da Raffaello a Genga - Bike Tour

    Il Tour da Raffaello a Genga, parte dalla città rinascimentale di Urbino, passando per i boschi delle Cesane e attraversa le campagne del Montefeltro, prevede soste e visite lungo il percorso.

    Tutto il Tour si sposa perfettamente con le celebrazioni dei 500 anni di Raffaello Sanzio. Infatti i due pittori (Raffaello e Genga) sono legati oltre che dal punto di vista artistico anche da quello familiare: i rispettivi nonni del Genga (Piero di Andrea da Genga) e di Raffaello (Sante di Peruzzolo da Colbordolo), provenivano da queste località. Entrambi i nonni dei Pittori insieme alle popolazioni di queste colline per varie vicissitudini trovarono rifugio nelle città vicine. Inoltre Giovanni Santi (papà di Raffaello) era originario di Colbordolo, mentre la famiglia del Genga aveva la proprietà di una tenuta in queste terre e lo stesso Genga venne proprio qui a trascorrere gli ultimi anni della sua vita.

    Il Tour è  anche un modo per rievocare le storie delle popolazione della Valle del Foglia, che negli anni hanno dovuto spostarsi dalle campagne e dai Castelli per sopravvivere a frane, dissesto idrogeologico, alle battaglie, alle mutate condizioni economiche dovute anche alla dominazione Pontificia della nostra regione prima dell’unità d’Italia. Sarà occasione unica per riscoprire i fitti legami storici, artistici e gastronomici tra la città Ducale e la Valle del Foglia, passando per Borghi e Castelli meravigliosi e ben conservati.

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  • Centro Giovanni Santi a Colbordolo di Vallefoglia

    A Colbordolo è nato il padre del grande artista Raffaello. Giovanni Santi, che fu costretto a lasciare il suo “paternal nido” (come scrisse nelle Cronache rimate) dopo che il paese venne assediato dalle truppe dei Montefeltro nel 1446.  Il trasferimento a Urbino fu una scelta necessaria ma anche strategica del nonno di Raffaello, Sante di Peruzzolo  da Colbordolo, che segnò la fortuna della famiglia e soprattutto di Giovanni Santi e poi di suo figlio Raffaello, che vissero in una delle corti più importanti d’Italia, ricca di stimoli culturali e di rapporti con altri artisti ed altre corti.

    Potete seguire la visita sia con i testi sia ascoltando questo audio che vi aiuta passo passo nella scoperta del centro --> 

    Guida audio alla visita al Centro Giovanni Santi  

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  • Dove sostano le ninfe? Tra Colbordolo e Montefabbri

    Colbordolo e Montefabbri furono a lungo legate, unite dalla vita del castello e dai conflitti. Nel 1446 le truppe che lo attaccarono e saccheggiarono si stanziarono a Montefabbri; di seguito parte della popolazione decise di spostarsi, come la famiglia del padre di Raffaello, Giovanni Santi, che si trasferì ad Urbino, segnando la fortuna dei due artisti. 

    Osservare il paesaggio di Vallefoglia con gli occhi di Giovanni Santi significa cercare le Muse e le Ninfe.

    Sugli alberi e sulle colline, sui casolari e sopra le radure, lo sguardo del pittore Giovanni Santi si è posato sul paesaggio di Vallefoglia cercando un valore e una forza nuove che solo le Muse e le Ninfe sanno dare alla natura. Guardare oggi quello stesso paesaggio, spesso immutato dal 1400, significa cercare negli aspetti mutevoli della natura la vitalità della bellezza, dell’arte  e ancora di più della storia. Clio, la musa della storia, lega con un nastro ciò che muta e passa, e crea dunque la memoria delle cose di cui facciamo esperienza tutti i  giorni. 

    Tra Colbordolo e Montefabbri c’è una strada bellissima, che lega due bellissimi luoghi; da questa strada si vedono altri luoghi, e lungo il cammino compaiono elementi che rompono l’armonia del paesaggio ripreso da Giovanni Santi e poi da Raffaello: boschi, fossi, punte nelle colline e radure scoscese. Posando lo sguardo e cogliendo questi punti si individua la presenza delle Ninfe, legando la nostra esperienza a quella dei pittori di un tempo. E’ una esperienza sempre nuova, da fare con lentezza, in solitudine ma anche da condividere.

    Concept: Roberto Vecchiarelli

    Walkscape: Antonella Micaletti,, Simone Lunghi

    Coordinamento/digitalizzazione: Settimio Perlini

    Durata: Due ore

    Potete seguire questo percorso anche con la traccia vocale a capitoli da questo Podcast.

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  • A Scuola di Cose

    Un walkscape per ripercorrere i luoghi che hanno visto la nascita delle scuole a Pesaro, l’avvio di un processo di alfabetizzazione e subito dopo di formazione professionalizzante, con un taglio specifico e molto riconoscibile anche nelle scelte architettoniche: quello di essere una “scuola di cose”, scuole che hanno abbracciato una didattica attiva e concreta e per questo hanno occupato edifici funzionali e si sono avvalse di strumenti e collezioni che ancora oggi esistono in più nuovi edifici.

    - Concept: Roberto Vecchiarelli, Sara Cambrini, Antonella Micaletti
    - Ricerche storiche:  Archivio di Stato Pesaro Urbino, Biblioteca Oliveriana
    - Walkscape: Antonella MIcaletti
    - Digitalizzazione: Settimio Perlini - almaloci.com
    - Immagini e documenti: Archivio di Stato Pesaro Urbino, Biblioteca Oliveriana, Archivio Stroppa Nobili, istituto Cecchi Pesaro, Liceo Scientifico Marconi Pesaro

    " Abbiamo fatto l’Italia, ora facciamo gli italiani": questa frase di Massimo D’Azeglio la conosciamo tutti. Il valore morale delle azioni intraprese all’indomani della unità d’Italia è forte e chiara. Tra queste hanno un posto prevalente l’istruzione e la formazione.

    L’ispettore provinciale Daneo scrive nel 1862: “ Questa nostra patria deve assolutamente ritornare, qual fu, la terra del sapere e della gentilezza. E chiunque ha fior di senno vedrà non esservi, per raggiungere questa meta, altra via a percorrere che quella segnata dall’istruzione e dalla educazione popolare”.

    Cosa accade a Pesaro tra ‘800 e ‘900 è significativo di una bella pagina di politica, che continua il percorso morale cominciato nella prima parte dell’800: tra le altre cose, con l’apertura di un teatro nuovo e di uno dei primi giardini pubblici italiani.

    Caduto il governo Minghetti, nel marzo del 1876, il re affidò ad Agostino Depretis, capo dell’opposizione, l’incarico di formare un nuovo governo. Tra le principali azioni del suo governo ci fu la lotta contro l’analfabetismo: nel 1861 in Italia gli analfabeti erano il 78% (con un minimo del 50% in Lombardia e un massimo del 90% nel Mezzogiorno). Nello stesso periodo in Francia era analfabeta il 40% della popolazione, in Gran Bretagna il 25% degli uomini e il 50% delle donne. Nel 1859 era stata varata in Piemonte la legge Casati che prevedeva l’istruzione elementare gratuita con frequenza obbligatoria per i primi due anni. La legge Casati fu estesa poi all’Italia unita, ma la sua applicazione fu difficile a causa della mancanza di scuole e di insegnanti preparati. Nel 1877 il governo Depretis varò la legge Coppino che elevava l’obbligo scolastico fino a 9 anni di età. Furono inoltre creati asili d’infanzia e scuole serali per permettere agli adulti di leggere e scrivere. Tuttavia in molta parte d’Italia continuavano a mancare scuole e maestri e, a causa della diffusa povertà, molti genitori rifiutavano di mandare i propri figli a scuola.

    Ma l’azione politica volta alla formazione diffusa si evolse rapidamente e passò dall’obiettivo di alfabetizzare tutti a quello di formare delle nuove professioni e quindi ad una formazione più concreta, supportata non solo da testi da imparare a memoria, ma da macchinari, laboratori e tutto ciò che poteva contribuire a costruire una didattica realmente utile alla formazione di nuove figure professionali: come ha scritto Rosa Fiore ” con i Programmi parificati in tutta Italia nel 1888 comparvero nuovi procedimenti didattici come la ‘lezione di cose’, l’osservazione diretta di oggetti”. (L’Istituzione scolastica nel periodo successivo all’Unità d’Italia. Un breve analisi storica sulle innovazioni e le riforme legislative.2008)

    A Pesaro nascono scuole e convitti e al loro interno si formano le prime collezioni, che ancora possiamo ammirare. Gli ispettori Daneo nel 1859 e Presbitero nel 1866 attestano di una condizione molto positiva delle scuole nella provincia e di soddisfazione per la partecipazione degli insegnanti coinvolti in una azione morale e politica. Davvero curioso il documento che attesta la scelta di premiare gli studenti più meritevoli delle diverse scuole regalando libri e dizionari.

    Gli ultimi anni ell’800 sono anni di grande fermento a Pesaro, in linea con un clima ricca di entusiasmo per il cambiamento in seguito alle diverse annessioni all’ Italia Unita di tante altre città. Qui la nascita della Scuola regia di agricoltura a Villa Caprile, l’istituzione di una Scuola di Arte applicata all’Industria, l’inaugurazione del Liceo Classico, l’apertura di Casa Rossini che diventa pubblica, l’ inaugurazione del l’Osservatorio Valerio: questo ed altro contribuiscono a cambiare il volto del territorio. Pesaro raddoppia la sua popolazione e si apre alla scienza e alla tecnica: arriva il gas che trasforma l’illuminazione da quella a petrolio a quella a gas che è inaugurata nel 1882 alla Fiera di San Nicola, ma che poi illuminerà anche il Teatro Rossini, per il piacere di un nuovo pubblico e di una cittadinanza più partecipe delle attività culturali.

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  • Furlo Est!

    Il Furlo è. Il Furlo è tante possibili esperienze insieme: storia, natura, leggende e arte si intrecciano mano a mano che si cammina, si osserva, si ascolta e si vive.

    In preparazione!

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  • Pesaro: Ceramica in città

    Pesaro: ceramica in città.

    Pesaro vanta una  tradizione di lavorazione della ceramica molto antica che non si è affatto spenta. Ancora oggi tanti sono gli appassionati, gli esperti, i curiosi. Esistono Gli amici della ceramica e oggetti di ceramica sono in ogni casa, sono spesso un dono prezioso e gradito, sono un simbolo della città.

     Due collezioni importanti costituiscono la ricca testimonianza della evoluzione di tecniche e stili: quella nei Musei Civici dove è conservata la ceramica antica e  quella nel liceo artistico Mengaroni dove una collezione  testimonia la sperimentazione contemporanea. 

    Le collezioni non sono pienamente valorizzate se non vengono riconnesse con il tessuto urbano che le ha prodotte e quindi se non si valorizzano le testimonianze  diffuse nella città:  i laboratori, di cui oggi restano alcuni esempi eccellenti; le case e le case laboratorio storiche, che sono un interessante esempio di gusto revival, cioè in cui si richiamavano stili del passato, caratteristica principale della stessa attività decorativa dei ceramisti pesaresi;  ma anche la presenza di decorazioni in ceramica nell’architettura contemporanea;  e ancora le vetrine dei negozi in cui la ceramica è proposta. 

    Insomma un gusto vivo e diffuso e per coglierlo bisogna guardarsi intorno, ricucire la trama di luoghi che sembrano non avere un nesso con la storia della ceramica pesarese e che invece ancora oggi sono fondamentali per mantenere viva la memoria e ancor più per raccontare la sua evoluzione nel territorio. In altre parole è necessario costruire un walkscape.

    Ideazione:  Roberto Vecchiarelli

    Con il contributo di Federico Malaventura

    Walkscape: Antonella Micaletti

    Coordinamento / Digitalizzazione: Settimio Perlini

    Foto Roberto Vecchiarelli, Fausto Schiavoni, Marcello Sparaventi (interno di casa Premuda/Sora)

    Documentazione fotografica:  Gabriele Stroppa Nobili

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  • Dante nel Paese che siede tra Romagna e quel di Carlo

    Non sapremo mai se Dante Alighieri sia stato nelle Marche oppure no perché le fonti non sono certe; se sia passato solo in alcuni luoghi o se li abbia tratteggiati tutti attraverso uno scatto dell’immaginazione. Sicuramente  li troviamo citati nella Divina Commedia e questo consente oggi uno sguardo in chiave inusuale. Tradendo Dante, partiamo dai luoghi citati in cerca di paesaggi, partiamo da nomie da ampie visioni di un territorio per arrivare a grandi vedute. Come dice Roberto Vecchiarelli, facendo da eco a quanto già insigni studiosi hanno affermato, Dante non è un paesaggista; Dante non  aveva interesse a “fotografare” i luoghi, non li descrive, ma con uno sguardo da geografo getta l’attenzione su ampie vedute in cui i confini, per conoscenza o per  scelta, sono meno disegnati rispetto ad  oggi e un nome o un personaggio denotano una condizione politica o morale.   

    Un viaggio nelle marche alte, per lo più, e seguendo un ordine assolutamente arbitrario: dal confine con la Toscana, da Mercatello, dove l’esilio di dante venne deciso (veramente a Caste della Pieve) lo sguardo si allarga fino al Montefeltro e si  allunga verso sud, per  proseguire verso la costa e per poi quasi risalire ad anello.

    E’ un  viaggio parziale ma emblematico, per raccontare non le Marche con Dante ma attraverso Dante.

    Walkscape: Dante nelle Marche  
    Progetto walkscape: Antonella Micaletti, Roberto Vecchiarelli 

    Digitalizzazione: Settimio Perlini     www. almaloci.com 

    Fotografie: Adriano Gamberini

    Bibliografia: Ludovica Cesaroni, Dante e le  Marche; Otello Bussi, Dante e la provincia di Pesaro

    All’interno dell’evento "A ragionar di Dante" a cura di Lucia Ferrati

    Letture testi: Aurora Mancini, Annachiara Palombo, Giulia Tebaldi

    Promossa dal Comune di Pesaro/Assessorati alla Bellezza, alla Crescita, alla Coesione e al Benessere/Quartieri, alla Sostenibilità/Borghi e Castelli - Unione dei Comuni e Presidenza del Consiglio, dall’Assemblea Legislativa delle Marche e dall’Università dell’Età Libera.

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  • Tra i castelli scomparsi di Genga e Coldelce

    Esistono luoghi densi di poesia, in cui l’eco di una storia non più visibile si percepisce nell’aria e rende speciale  anche un semplice filo d’erba. 

    L ’artista Giovanni Santi, il padre di Raffaello,  ha attribuito alle Muse la capacità di rendere visibile la forza del mito  che si nasconde negli elementi del paesaggio. E’ per questo che abbiamo denominato l’area di Vallefoglia Parco delle Muse e delle Ninfe. 

    E non c’è luogo più  idoneo a svelare le Muse del  territorio di Serra di Genga e di Coldelce.

    Esistono luoghi che devono essere riattivati affinchè la loro ancestralità, la loro forza antica non si disperda in un semplice abbandono: sono necessari  uno sguardo più attento e curioso,  una maggiore attenzione ai particolari, la volontà di usare la memoria ma anche l’ immaginazione, quando ricordare significa visualizzare ciò che da secoli è scomparso.

    Serra di Genga e Coldelce meritano questa attenzione e  un walkscape, per cogliere le trasformazioni del territorio: da area di chiese e castelli a zona in abbandono, da luogo pieno di storia e di umanità a territorio quasi sconosciuto. Lo sguardo contemporaneo ci porta a scovare le tracce di ciò che lega le persone oggi a quel luogo ancestrale, andando a ritrovo fino a tempi lontani.


    Promosso da  Città di Vallefoglia

    Progetto Antonella Micaletti, Roberto Vecchiarelli

    Coordinamento/Digitalizzazione:  Settimio Perlini

    Consulenza aspetti naturalistici:  Andrea Fazi

    Raccolta racconti a cura di Progetto Longevità attiva – Fattoria del Borgo - Montefabbri

    Bibliografia:

    Leonardo Moretti, Castelli sospesi tra sogno e memoria

    Fotografie: Foto tratte dal libro di Moretti "Castelli sospesi", Archivio Marcolini, Settimio Perlini

    Testi di Alessandra Mindoli su visitvallefoglia.it

    Il walkscape fa parte del progetto Il parco delle Muse e delle Ninfe

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  • Un asilo dov'essere sicuri

    Appuntamento in Piazza Olivieri alle 17 di Sabato 25 Settembre 2021


    Sabato 25 settembre
    Giornate Europee del Patrimonio
    Patrimonio Culturale: Tutti inclusi!

    “Un asilo dev’essere sicuri”
    Luoghi di assistenza a Pesaro tra XII e XX secolo

    Ore 17 Incontro in Piazzale Olivieri – walkscape- a cura di ass. etra
    Ore 1830  Archivio di Stato 
    Presentazione dei documenti in mostra

    Da vecchie ed ingiallite carte conservate nei tre luoghi più importanti della memoria storica di Pesaro – l’archivio di Stato, la Biblioteca Oliveriana e l’Archivio Diocesano – si anima una storia interessante quanto affascinante: quella dei luoghi di assistenza ai bisognosi tra il 1600 e 1900; e in particolare le azioni rivolte ai giovani e alla loro educazione; e ancor più in particolare a quella delle bambine e delle ragazze. 

    L’archivio Stroppa Nobili ha permesso di arricchire il racconto con immagini più riconoscibili, affiancando le foto di documenti e piantine.

    Sono scaturite storie curiose, ricordi a volte non troppo lontani, ma soprattutto lo spaccato di una società che , aiutando bambini e ragazzi e indigenti, tracciava in modo netto la sua immagine: la moralità, le relazioni tra Chiesa e privati benefattori: in poche parole il tessuto sociale di Pesaro.

    Il walkscape permette di riconoscere e ricordare quei luoghi non più visibili e di mettere a disposizione di tutti documenti che generalmente sono conservati lontano dalla vista e dalla consultazione, diventando patrimonio di tutti.


    Enti organizzatori: Archivio di Stato di Pesaro in collaborazione con Biblioteca e Museo Oliveriano, Archivio Ecclesiastico, Archivio Stroppa Nobili

    Ideazione: Antonella MIcaletti
    Digitalizzazione: Settimio Perlini
    Ricerca archivistica: Filippo Alessandroni, Sara Cambrini, Luca Cangini,  Brunella Paolini, Gabriele Stroppa Nobili,Arianna Zaffini.  Fotografie: Gianfranco Attili e Annalisa Cantarini.


    Bibliografia
    Claudia Mazzoli, Indigenza e carità nella diocesi di Pesaro

    Augusta Palombarini, Le strutture assistenziali tra antico regime e Italia Unita

    G. Berretta, Gli archivi della Congregazione di carità di Pesaro, Pesaro Città e Contà, 1, 1991

    S. Benvenuti, Il Conservatorio delle convertite di Pesaro: un esperimento di disciplinamento sociale delle donne (1619 - 1871), in Frammenti, 15, 2011

    S. Benvenuti, Il Conservatorio e la città. Il Pio conservatorio per le zitelle orfane di Pesaro, 1782-1786, in Frammenti, 16, 2012

    L.M. Bianchini, Il conservatorio delle zitelle di Pesaro, CM Arti Grafiche, Civitanova Marche, 2001

    L.M. Bianchini, I gittarelli nella Pesaro dell'Ottocento, in Pesaro Città e Contà, 11, 2000, pp. 145-156

    C. Contini, L'Orfanotrofio maschile di Pesaro, Pesaro, Arti grafiche Federici, Copia anastatica, 1939

    M. Fossa, Monasteri femminili di Pesaro in età moderna,  in “Frammenti”, n. 7, 2003

    S. Francioni, L'oratorio della Misericordia detto delle "zoccolette", in Pesaro Città e Contà, 5, 1995, pp. 127-134

    C. Mazzoli, Indigenza e carità nella diocesi di Pesaro, Frammenti, 3, Comunicare, 1998, pp. 13 – 121

    G. Vanzolini, Guida di Pesaro, Pesaro, Nobili, 1864

    G. Vanzolini, Guida di Pesaro, Nobili, 1883

    O. T. Locchi, La provincia di Pesaro ed Urbino, Roma, 1934

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  • Principalmente alle cose patrie: filantropi e mecenati della cultura a Pesaro tra XVIII e XIX secolo

    La definizione di museo recentemente riformulata  dall’Icom lo definisce un luogo aperto al pubblico, accessibile e inclusivo, che promuove la diversità e la sostenibilità.

    Le Giornate Europee del patrimonio hanno stabilito che il tema dell’anno 2022 è quello della sostenibilità, intendendo con questo termine sia la possibilità che essi hanno di sviluppare riflessioni e dibattiti su tematiche “green”, ma anche, nella sua accezione più ampia ed inclusiva, come giornate in cui è prioritaria l’attenzione alla accoglienza e alla accessibilità ai luoghi e ai contenuti, attraverso  eventi a carattere multidisciplinare, che permettano di guardare a essi con occhi diversi, facendo leva anche sulle emozioni, sulle suggestioni, sul piacere di condividere un’esperienza culturale e di ritrovarsi insieme.

    Per noi questo sono i walkscapes: percorsi tematici che trasformano le fonti storiche (in questo caso dell’Archivio di Stato e della Biblioteca Oliveriana) in una narrazione empatica e aperta a tutti. I luoghi stessi si aprono poi al pubblico non specialistico per creare una consapevolezza nuova delle proprie radici e quindi di un nuovo  senso civico. 

    Questo walkscape punta i riflettori sui primi uomini che a Pesaro hanno operato nella direzione della sostenibilità, aprendo le collezioni private ad un pubblico più ampio e rendendo possibile una cultura più diffusa e un più alto  senso civico. 


    Archivio di Stato Pesaro
    Biblioteca Oliveriana
    Archivio Stroppa Nobili
    Ass. etra entra nell’arte
    Ass. Auser provincia di Pesaro Urbino
    www.almaloci.com

    Appuntamento live: Domenica 25 settembre 2022 ore 17,00


    Ci furono a Pesaro degli uomini  di cultura che si posero per primi il problema della sostenibilità del sapere, cioè di far in modo che lo studio    potesse fungere da base di un più diffuso senso civico, che fosse dunque, proiettato “principalmente alle cose patrie”. Sorprendentemente questi  furono degli accademici nel 1700, che solitamente ed erroneamente  immaginiamo chiusi nel proprio mondo. L’Accademia pesarese invece contribuisce in modo concreto alla elevazione dello spirito dei cittadini e alla evoluzione del senso civico: essi furono Giovan Battista Passeri, Giannadrea Lazzarini e Annibale Olivieri. 

    Lo straordinario contributo che hanno dato alla città di Pesaro non sta solo nelle donazioni delle collezioni di libri, di oggetti e negli studi rivolti alla definizione delle sue origini. Come ha scritto Anna Marchetti nel bel saggio Temi e tendenze dell’Accademia pesarese, il loro obiettivo primario è stato il bene pubblico e così hanno fatto in modo che il lavoro di ricerca della Accademia lasciasse un segno tangibile della sua funzione. L’ Accademia pesarese non voleva rimanere chiusa ma contribuire al miglioramento sociale attraverso un rinnovamento morale. Ovviamente nel 1700 questo voleva dire collegarsi alla classicità, trovare la fondazione antica nei miti e nella cristianità. Gli accademici crearono addirittura degli ambienti che incarnassero visivamente gli ideali di municipalità che esprimevano anche nei loro discorsi: la Sala dei marmi e la Galleria degli uomini e donne illustri pesaresi nel palazzo Olivieri Machirelli. Qui il progetto di rivitalizzazione cittadina trova concretezza in immagini di grande impatto, coinvolgenti ed esaltanti. Tutti potevano sentire la forza della propria appartenenza. 

    Dall’operato dell’Accademia pesarese sono nati luoghi straordinari: le sale appena citate, la biblioteca Oliveriana, una collezione di ceramiche, ma soprattutto hanno fondato un senso civico della cultura che poi ha portato altri illustri personaggi alla apertura di un conservatorio musicale, di una scuola di arti e della diffusione di scritti e dei pensieri attraverso lo sviluppo delle tipografie (vedi il walkscape  https://www.almaloci.com/mappe/cultura-e-informazione-a-pesaro-dai-primi-tipografi-e-librai).

    I filantropi e i mecenati del passato sono poi diventati figure che oggi definiamo in modo diverso, ma il loro sostegno alla cultura rimane un contributo importantissimo all ‘idea di sostenibilità, quindi di ampliamento e partecipazione dei pubblici più diversi, per un diffuso e radicato senso di “municipalità” da trasmettere ai giovani.  



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  • La vita rurale di ieri e di oggi: Pontevecchio e Montefabbri

    A Pontevecchio, una piccola comunità nel cuore di Vallefoglia,  un collezionista ha donato una straordinaria raccolta di oggetti che raccontano del mondo rurale. L’ amministrazione li ha sistemati in uno spazio di una bellezza fuori dal tempo: un antico mulino, poi centrale idroelettrica che si affaccia sul fiume e su un ponte distrutto dalla guerra e così  rimasto.

    Dalla visita al Museo della mezzadria parte un percorso che attraversa la strada dei briganti, la banda Grossi, e arriva fino a Cagolino, un piccolo nucleo di case ormai quasi deserto con una chiesa, dei bagni pubblici  e un piccolo lavatoio.

    E infine si arriva a La fattoria del borgo, dove due imprenditori della vita rurale danno oggi vita ad una attività commerciale ma anche a numerosi progetti culturali e sociali di grande rilievo internazionale. Alla fattoria arrivano giovani da tutto il mondo, studiosi  e ricercatori, ma anche un gruppo di longevi che abitano nel territorio e che vivono esperienze di crescita personale attraverso incontri, corsi ed eventi condivisi e programmati insieme.

    All’ombra di uno dei borghi più belli d’Italia, Montefabbri, si attivano oggi memoria e progetti, si restaurano i lavatoi e si installano sculture contemporanee, passano persone intellettualmente curiose a portare e/o prendere idee. 

    Tutto questo in una cornice paesaggistica in grande trasformazione ma ancora profondamente ancestrale, in cui il paesaggio, come dice Roberto Vecchiarelli, è un palinsesto: continuamente riscrivibile e sempre nuovo da raccontare.

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  • Le Storie Ritrovate di Sant'Angelo in Lizzola

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    Non è difficile raccontare Sant’Angelo in Lizzola perchè il paese è vivace, ricco di storia, abitato da gente accogliente e orgogliosa delle proprie radici, pieno di storie piccole e grandi che ancora fanno eco tra  vecchie e nuove strade, dove le generazioni si incontrano quotidianamente ed hanno luoghi e occasioni di scambio. 

    Difficile è farlo in modo da riuscire a rendere in modo chiaro quanto qui le grandi storie si intreccino alle piccole storie, rendere la sensazione molto viva nel paese che le vicende storiche e le azioni  dei grandi personaggi sono parte della storia di tutti, rielaborate e quindi custodite nella propria memoria in maniera poco ufficiale ma piuttosto quasi personale. 

    Esiste dunque a Sant’Angelo una memoria collettiva fatta di frammenti, tradotti in modo a volte ironico altre nostalgico,  che è ancora molto viva ma potrebbe rischiare di perdersi. Esistono diversi testi - storici, documentaristici o più divulgativi - ma il walkscape intende ricucire quella trama frammentata e  portare i curiosi a guardare i luoghi del paese attraverso gli occhi dei protagonisti, per   sottolineare come la vita del paese sia sempre stata caratterizzata da uomini geniali ma anche da burloni, da studiosi e laboriosi ma anche da personaggi eccentrici, da uomini di potere ma anche da ribelli, in un passato lontano così come in tempi recenti. 

    E proprio su questa linea già don Giovanni Gabucci, don Gvan, che ha svolto un enorme lavoro di archiviazione nella parrocchia della collegiata di San Michele fino alla seconda guerra mondiale, aveva realizzato un vero e proprio percorso per il paese, che ne descriveva luoghi di interesse storico artistico ma anche botteghe e zone di ristoro. 

    Il walkscape “Le storie ritrovate” ha  cambiato l’ordine  del percorso ma ne ha voluto sviluppare l’impostazione, spostano l’attenzione dai luoghi alle persone, dalle cose ai protagonisti, soprattutto quelli della storia meno ufficiale, che dai tempi di Don Gabucci sono aumentati. 

    E manteniamo della sua impostazione un altro elemento fondamentale: così come ad ogni tappa don Gvan gettava uno sguardo oltre le mura al paesaggio circostante così ora sottolineamo che è  proprio lì che possiamo leggere le maggiori trasformazioni e che quindi il paesaggio può essere letto come un grande ritratto del paese.

    Oggi non ci sono più le cartoline e nessuno si diverte a ritrarre con matita su carta i luoghi come hanno fatto il Liverani o Costanza Monti ma il patrimonio di disegni e foto racconta che Sant’Angelo è stato ed è un castello incastonato in un paesaggio e che la sua storia sta dentro  e fuori le mura fino ai contorni delle colline e dei campi circostanti. 

    Città di Vallefoglia
    Accademia di Belle Arti di Urbino
    Associazione Auser cultura Provincia Pesaro Urbino
    Proloco Sant’Angelo in Lizzola
    Associazione culturale etra. Entra nell’arte – Antonella Micaletti/Veronica Tanfanii.
    Associazione Quatermassx – Roberto Vecchiarelli.

    Documenti messi a disposizione da Archivio Stroppa Nobili, archivio della parrocchia di Sant’Angelo.

    Le voci sono di: Maurizio Garattoni, Elisabetta Ghiselli, Antonella Micaletti, Settimio Perlini.

    Digitalizzazione a Cura di Almaloci.com - Settimio Perlini, Enrico Perlini.

    Si ringraziano per la raccolta di documenti: Elisa Antonini, Ambra Franci, Rossana Romani.

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  • Apprendiscienza

    Nelle scuole di Pesaro ci sono armadi e teche, scaffali e intere stanze dove sono collocati oggetti che oggi possono apparire  misteriosi; a volte impolverati, per lo più  disposti in file ordinate, altre volte riposti in scatole che rimangono nei magazzini, accompagnati da didascalie o lasciati a presentarsi da soli: si tratta di strumenti di laboratorio, materiali che hanno avuto un grande peso nella formazione degli studenti,  nella definizione di una istruzione e formazione moderne.

    Quando le scuole si sono dotate di strumenti di laboratorio l’istruzione ha  cominciato un nuovo corso.  Per dirla con le parole pronunciate nel 1860 dal commissario per la provincia di Urbino e Pesaro marchese Luigi Tanari alle dipendenze del Regio Commissario generale per le Marche Lorenzo Valerio:  l’ istruzione elementare, le scuole ed istituti tecnici avrebbero dato “ impulso ad uno stabilimento che fra breve riuscirà a mutare del tutto le condizioni intellettuali della gioventù di questa provincia”. 

    Le scuole diventano “scuole di cose”, come già raccontato nel walkscape https://www.almaloci.com/mappe/a-scuola-di-cose .

    Questo fervore di studi e questa spinta verso l’acquisto di dotazioni tecniche e scientifiche per le scuole ha un promotore: il Professor Luigi Guidi (S. Angelo in Lizzola, 11 maggio 1824 – Pesaro, 6 marzo 1883), che fu primo preside della Scuola Tecnica e dell’Istituto Tecnico a Pesaro, e anche insegnante alla Scuola di Agronomia dell’Accademia Agraria. A lui si deve la nascita dell’Osservatorio meteorologico L. Valerio di Pesaro, nel 1861.

    Da quel primo Istituto Tecnico, che aveva sede presso l’’ex convento della Maddalena di Pesaro, avranno origine tutte le attuali scuole di indirizzo scientifico di Pesaro: il Bramante-Genga, l’Istituto Cecchi e il Liceo Scientifico di Pesaro.

    Le scuole si dotano di strumenti che permettano l’osservazione diretta e questi oggetti oggi sono collezioni scientifiche che caratterizzano l’identità di ogni scuola.

    Per  questo i protagonisti della acquisizione e della valorizzazione di questo patrimonio, strumento di un processo identitario, sono i giovani. Il walkscape è stato costruito da un gruppo di studenti che svolgono le ore di  PTCO nell’Archivio di Stato di Pesaro. Le collezioni scientifiche delle  scuole sono diventate occasione per analizzare e confrontare gli istituti nei quali si stanno formando per organizzarne la trasmissione a compagni di studio ed amici, ad InVitarli ( come è nel titolo delle GEP giornate Europee del Patrimonio 2023) a guardare il patrimonio culturale come parte della propria storia. 

                                                      Antonella Micaletti

    Ente promotore: Archivio di Stato di Pesaro

    A cura di: Associazione etra. Entra nell’arte – Antonella Micaletti

    Progetto PTCO 

    Liceo Scientifico Marconi    

    Istituto Tecnico e Professionale Agrario A. Cecchi

    Immagini: Accademia Agraria in Pesaro, Archivio di Stato di Pesaro, Archivio Stroppa Nobili, Ente Olivieri. Biblioteca e Musei Oliveriani
    Foto e testi dell’Istituto Cecchi: Claudio Lupi, Lorenzo Petrelli, Penelope Pezzolesi
    Foto e testi Liceo Scientifico: Teresa Calculli, Samuele Pizzulli, Matteo Ferri
    Foto dell’Osservatorio Valerio : Alberto Nobili
    Montaggio Video: Claudio Lupi
    Digitalizzazione: Settimio Perlini - Almaloci.com


    Ringraziamenti:

    Comune di Pesaro
    Liceo Classico Linguistico Scienze Umane Economico Sociale T. Mamiani di Pesaro
    Istituto Economico Tecnologico Bramante-Genga

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  • Coldazzo, colta e selvaggia

    Coldazzo colta e selvaggia

    Come in una piega della pelle, Coldazzo si nasconde tra Colbordolo e Montefabbri, incastonato tra fitti boschi e colline dense di vegetazione, oggi ingentilite da delicate stradine bianche che si inerpicano verso Riceci, verso Urbino o scendono verso la strada provinciale 423. Nonostante l’antropizzazione lentamente crescente, domina una atmosfera ancestrale, tanto diversa dai due piccoli castelli pure così vicini e pure così ancora profondamente antichi. Il luogo ha dato i natali a personaggi colti e raffinati e si trovano tracce di un passato remoto non del tutto studiato e di un passato prossimo che merita di essere raccontato, ma soprattutto è vissuto da gente che  vive in un contesto ricco di autenticità, dove le generazioni convivono in un rapporto di stretta continuità e dove la differenza con il passato nutre il presente; è un luogo di scorribande illegali, di duro lavoro, dove le storie di vita agricola si mescolano alle leggende di spiriti antichi così che la sua natura selvaggia diventa oggi cultura.

    Tipologia Walkscape Fai da Te o Assistito.
    Primo Appuntamento: 14 settembre 2024 ore 16 presso la Tappa 2
    Durata: 2 Ore

    A cura di Città di Vallefoglia, Associazione Auser Etra aps.
    Concept – Antonella Micaletti
    Digital - Settimio  Perlini - www.almaloci.com 

    Le fonti storiche provengono dall’Archivio di Stato di Pesaro Urbino e dal blog Visit Vallefoglia.
    I racconti dagli abitanti di Coldazzo sono di Elisa Martellini, Claudia Rugoletti, Paolo Marzi, Idillio Marzi, Marco Uboldi; un ringraziamento a Nazzareno Massa.

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