Musica e teatro erano attività molto presenti nell’ambiente intellettuale di Pesaro: esisteva il Teatro del Sole già dal 1600 e molto si svolgeva nei circoli intellettuali e nelle case, sia in città che in campagna. Per esempio a casa Perticari si faceva teatro con Monti e altri intellettuali, si faceva musica con Rossini, sia nella casa di Pesaro che, ancor più, in quella di Sant’angelo in Lizzola, dove ancora oggi è possibile vedere il teatro all’aperto.

I fratelli Perticari si impegnarono molto per far nascere un Teatro Nuovo a Pesaro e proprio questo sarà il suo nome quando inaugurerà nel 1818. La necessità di un teatro nuovo fu perseguita come segno di civiltà, come sostegno dei nobili ai bisognosi non attraverso l'elemosina, ma attraverso un intervento concreto sull’economia locale devastata dalle carestie: 

 “Bisogna dunque nelle carestie chiudere agli oziosi tutte le vie, le quali li rechino al vitto senza sudore: bisogna porre necessità d’esercizio, e porla in ogni ordine d’arti: e cominciare lavori che durino anche dopo le calamità, onde i sedotti dell’ozio non abbiano pretesti per seguire a marcirvi dentro”.

 La costruzione del Teatro Nuovo, dal più antico Teatro del Sole, venne  iniziato poco più di un mese dopo il discorso del Perticari, il 25 aprile 1816,  discorso che documenta il clima culturale di una città mosso da una linea didattico-morale sulla quale si innestava l’aspirazione ad un nuovo decoro civile. 

I lavori seguirono i nuovi schemi adottati nei maggiori teatri lirici tra la fine del ‘700 e i primi dell’ ‘800 (la Scala di Milano, la Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Carlo Felice di Genova, il Regio di Parma).

Con l’avvento dell’elettricità si risolsero i problemi dell’illuminazione: l’auditorium di solito era illuminato quanto il palcoscenico, mentre  l’avvento dell’elettricità   rese finalmente   possibile proiettare la luce in modo direzionale. Le nuove luci crearono ombre e punti di vista nuovi, più adatti alla vita borghese che si stava raccogliendo intorno ai luoghi di cultura, come si vede nei quadri di Achille Wildi. L’inaugurazione del 1818 come Teatro Nuovo avviene con un’eccezionale rappresentazione de La gazza ladra diretta dallo stesso Gioachino Rossini, già celebre anche se solo ventiseienne.

Nel 1855 l’intitolazione a Rossini in occasione della riapertura, dopo il radicale restauro dell’architetto Vincenzo Ghinelli, che preserva l’avancorpo di Bicciaglia e il portale cinquecentesco, tra il 1816 e il 1818. La struttura in stile neoclassico - a ferro di cavallo, con quattro ordini di palchi e il loggione - è quella cosiddetta ‘del teatro all’italiana’; a quest’epoca risale il magnifico sipario del pittore milanese Angelo Monticelli, in cui Pesaro appare come una nuova e luminosa Atene.

Tra le presenza d’eccellenza a teatro Rossini la presentazione di Mafarka futurista, di Filippo Tommaso Marinetti.

Reso inagibile dopo due terremoti, restò chiuso dal 1966 per quattordici  anni e fu nuovamente riaperto il 6 aprile del 1980, proprio in concomitanza con la prima edizione del Rossini Opera Festival, che fa riconoscere Pesaro come città della musica in tutto il mondo.

Ma a Pesaro, si è visto, c’è musica e musica.