La pieve di San Eracliano era la chiesa principale di Coldelce. Tutte le altre 6 cappelle del territorio  ne  erano  soggette:  S.  Marci,  S.  Jannis  de  Monteviolarum,  S.  Paterniani,  S. Christofori, S. Martini e S. Zenonis.  

Ancora oggi la gente la definisce “il Duomo”.

La  prima  impressione  che  si  ha  vedendo  questo  edificio  abbandonato  così  imponente  in un luogo cosi solitario è un sentimento di  stupore. 

La prima edificazione della chiesa risale intorno all’anno 1000. Fino al XIV secolo era soggetta al vescovo di Urbino che ne aveva il beneficio di beni e diritti anche per la percezione di diritti lucrativi. Nel  1840  fu  ricostruita  la  chiesa  e  la  canonica.  La  nuova  chiesa  misurava  17  metri  di lunghezza per 7,70 di larghezza. La facciata in mattone delimitata da due paraste d’ordine toscano, scannellate e rudentate, era coronata da un aggettante cornicione su cui poggiava  la  copertura  a  volta.  Sullo  sfondo,  un’abside  semicircolare,  con  paraste  e cornicione, chiudeva il corpo della chiesa. Era illuminata da 3 finestre. 

La torre campanaria di  forma  quadrata  completava  all’esterno il complesso  della  chiesa  e  della  canonica.  Il piccolo tetto a cupola del campanile non era quello originale ma del restauro del 1892 per ovviare alle continue riparazioni che la prima copertura necessitava data l’esposizione ai forti venti. 

Sulla sinistra era collocata la cappella del cimitero, dove c’erano 5 sepolcri. Era  laPieve di San Eracliano.  ornata di quadri e di suppellettili d’arredo appartenuti al soppresso convento di Monte Busseto. Accanto  alla  chiesa  vi era la canonica suddivisa  in  2  piani:  al pianoterra era collocata  la  sagrestia, la cucina, camerino per  il  pane,  la  cantina, il  forno  ed  una  piccola stalla,  mentre  al  primo piano si trovavano 4 camere da letto, la sala, il guardaroba e lo studio. Dopo la morte dell’arciprete  Don Oreste Brigidi (1965) la parrocchia rimase vacante. Oggi sta definitivamente crollando e offre uno spettacolo suggestivo ma anche molto triste.